Un fiume di soldi è in arrivo sui conti correnti di questi fortunatissimi risparmiatori 

titoli di stato btp

Ogni investitore in titoli di Stato memorizza sempre bene due date, quelle relative allo stacco della cedola semestrale.

Si tratta di un vantaggio che invece non hanno, ad esempio, gli investitori in buoni postali, altro prodotto di punta del Tesoro. Sui buoni, infatti, gli interessi sono accreditati solo al rimborso dello strumento e limitatamente alle finestre temporali completate.

Abbiamo già visto quali sono i giorni migliori del 2021 in cui conviene maggiormente acquistare BTP e titoli di Stato. Ma andiamo oltre, considerato che questo 1° settembre farà la felicità di migliaia di risparmiatori in BTP grazie all’odierno stacco cedola. Oggi, infatti, un fiume di soldi è in arrivo sui conti correnti di questi fortunatissimi risparmiatori in titoli di Stato.

I BTP che staccano cedola oggi

Presentiamo dunque una serie di bond che pagano gli interessi alla data del 1° settembre (l’altra data è il 1° marzo). Presentandoli in ordine di scadenza (dalla più recente alla più lontana), abbiamo:

  • BTP 5,50%, ISIN IT0004801541, emesso il 01/03/2012 e scadenza l’1/09/2022;
  • BTP 5%, ISIN IT0004513641, emesso il 01/03/2009, scade il 01/03/2025;
  • BTP 4,75%, ISIN IT0004889033, emesso il 22/01/2013 e scade il 01/09/2028;
  • BTP 2,25%, ISIN IT0005177909, emesso l’1/03/2016 e scadenza l’1/09/2036;
  • BTP 3,25%, ISIN IT0005083057, emesso l’1/09/2014 e scadenza il 01/09/2046;
  • BTP 2,45%, ISIN IT0005398406, emesso il 01/09/2019 e scade il 01/09/2050;
  • BTP 2,8%, ISIN IT0005217390, emesso l’1/09/2016 e scadenza l’1/03/2067.

Infine il BTP 4,75%, ISIN IT0004695075, emesso il 1° marzo 2011 scade giusto oggi, il 1° settembre 2021. In questo caso i sottoscrittori riceveranno il 2,07% di cedola semestrale netta (tassazione al 12,50%) più il valore nominale del titolo.

Una semplice morale per il piccolo risparmiatore

Dalla lista dei titoli di cui sopra spicca in particolar modo il BTP con codice ISIN IT0004801541. Si tratta di un decennale che riconosce il 5,50% di interessi lordi, ossia due cedole nette annue del 2,406%. Un rendimento di tutto rispetto se consideriamo tre elementi: durata, presenza del tasso fisso e garanzia dello Stato.

Quel bond fu emesso in un momento in cui il rischio sovrano (spread) italiano era percepito come alto. Inoltre l’inflazione era pari al 3,30% circa e il tasso BCE all’1%. In pratica le condizioni di mercato erano sfavorevoli all’emittente (il Tesoro), che ha dovuto emettere il bond al tasso del 5,50%.

Si è trattato in piccola parte dello stesso scenario di chi lo scorso anno ha comprato questo titolo e si è garantita una discreta remunerazione.

Un fiume di soldi è in arrivo sui conti correnti di questi fortunatissimi risparmiatori

Oggi lo scenario di fondo sui titoli di Stato è completamente mutato. Abbiamo un tasso d’inflazione di poco sopra il 2% e un rendimento al lumicino, circa lo 0,71% sul decennale. Con queste premesse, diventa una scelta discutibile investire in titoli di Stato per di più puntando sul solo flusso cedolare.

Gli interessi percepiti, infatti, sono pari all’incirca a un terzo dell’attuale costo della vita. La speranza è dunque che l’inflazione si sgonfi il prima possibile.

Al piccolo risparmiatore resta, in definitiva, una sola alternativa: diversificare il più possibile i propri soldi. Solo così, infatti, si potrebbero attenuare (o annullare) gli ingenti danni che l’inflazione crea sul lungo periodo.

Approfondimento

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