Tutti pazzi per le scenografie di questo film consigliatissimo premiato a Venezia

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Il Festival del Cinema è passato da poco, attrici del calibro di Penelope Cruz, registi, sceneggiatori, tutti hanno calcato il tappeto rosso della nostra laguna. Il Festival del Cinema di Venezia è uno dei più prestigiosi d’Europa. Quest’anno il leone d’oro è stato assegnato a L’evenement, film che tratta la delicata tematica dell’aborto, ispirato al romanzo autobiografico di Ennie Ernaux.

Il premio speciale della giuria è invece andato a un film particolarissimo e suggestivo, Il Buco di Michelangelo Frammartino. Il Buco è uscito nelle sale da solo una settimana e sono già tutti pazzi per le scenografie di questo film consigliassimo premiato a Venezia.

Trama e riferimenti

Michelangelo Frammartino si rifà a una storia vera. Nel 1961 un gruppo di speleologi si è calato nell’Abisso di Bifurto per raggiungere la sua parte più profonda. L’Abisso di Bifurto è un buco lungo 683 metri nel Parco del Pollino. Il film racconta quest’impresa con precisione documentaristica. Due ore di discesa che ci mostrano in modo irripetibile ciò che la terra nasconde. Frammartino vuole far vivere allo spettatore l’impresa del gruppo di speleologi senza climax o mistificazioni. Il film è stato girato quasi interamente all’interno dell’inghiottitoio e non sono state utilizzate luci artificiali. Per rimanere più fedele possibile alla realtà, le riprese sono arrivate fino a circa 400 metri di profondità, con non pochi impedimenti. Frammartino lavora con precisione anche sul sonoro, diventano protagonisti i suoni dell’acqua, delle montagne e della grotta. Ineccepibile la registrazione dei versi degli animali e indimenticabile il richiamo del pastore.

Tutti pazzi per le scenografie di questo film consigliatissimo premiato a Venezia

Il Buco è stato definito un film immersivo ed esperienziale. Frammartino si assicura un’altissima qualità estetica grazie alle scenografie di Giliano Carli, alle quali hanno lavorato gli artisti visuali Giacomo Santini e Antonio Fariello. Il borgo è riprodotto fedelmente e l’ingresso della grotta, in locandina, sembra vero ma… è un trucco. Dieci e lode anche alla fotografia di Renato Berta.

Le inquadrature sono quasi sempre prive di punto focale. Frammartino non suggerisce allo spettatore cosa guardare, dove guardare e come sentirsi. Si alternano immagini di vita a immagini di morte, momenti di luce e momenti di buio, il tutto avvolto in un silenzio che si esprime da solo.

Il consiglio è quello di correre al cinema a vederlo, facendo particolare attenzione alle scenografie, inattaccabili e ricercatissime, e alla fotografia, assolutamente impeccabile.