Tra provvedimenti restrittivi, incentivi economici e possibile crisi di Governo

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Il Governo va avanti con le idee chiare oppure segue un percorso contraddittorio?

Abbiamo cercato di delineare, in precedenti analisi, alcuni meccanismi istituzionali ed i possibili percorsi che potrebbe attraversare una eventuale crisi di Governo.

Ma l’esecutivo quali obiettivi si pone? È consapevole che certi provvedimenti sono contraddittori e che, come usa dire un antico detto popolare, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca?

Anche a prescindere dall’attuale incertezza nei rapporti interni alla maggioranza, ed in particolare tra Renzi e Conte, cerchiamo di capire cosa non funziona in talune decisioni di questo esecutivo.

Tra provvedimenti restrittivi, incentivi economici e possibile crisi di Governo

Diversi esponenti governativi si sono dichiarati irritati nel vedere, lo scorso fine settimana, la ressa e gli assembramenti, che si sono creati soprattutto in alcuni centri urbani.

Ma questo fenomeno non è certo casuale.

Per certi versi, potremmo definirlo indotto da alcune misure del Governo, e questo ha anche significato che taluni meccanismi economici hanno continuato e continuano a funzionare.

Mi riferisco a provvedimenti come il cosiddetto cashback o la lotteria degli scontrini.

Misure che avevano proprio il compito di rimettere in moto gli acquisti e l’economia, unitamente al contrasto all’uso del contante.

È chiaro che, per evitare assembramenti o comunque favorire comportamenti, invece più finalizzati al contenimento della pandemia, queste misure avrebbero dovuto non funzionare, o funzionare di meno.

Ed è quindi evidente la contraddizione, in cui è caduto l’esecutivo.

Non è una colpa da attribuire al cittadino. Sicuramente il cittadino medio non è che si sia messo d’accordo con tutti gli altri acquirenti per creare resse ed assembramenti.

Ma è stato spinto agli acquisti, proprio dalle misure del Governo.

Governo che per un verso vorrebbe rilanciare l’economia tramite acquisti dal vivo, e non on line, ma per altro verso si lamenta se poi c’è troppa gente in giro.

Appunto, come dicevo sopra, torna a questo riguardo il vecchio detto della botte piena e della moglie ubriaca. O, se preferite, potremmo dire che negli intenti dell’esecutivo, si vorrebbe che in questo caso economia non facesse rima con pandemia. Ma, evidentemente, così non è.

Certi provvedimenti servono proprio per realizzare consistenti flussi di movimento e di acquisti, che si basano sulla presenza degli acquirenti negli esercizi commerciali.

Ed il tutto passa per decisioni dei singoli acquirenti, che certo non sono responsabili del fatto che altri, come loro, prendano le stesse decisioni.

Un fattore di marketing

Ma in un provvedimento come il caskback ha avuto un ruolo importante anche un fattore di marketing. Infatti certe misure a favore del consumatore sono valide solo se gli acquisti sono realizzati entro una certa data. Il cosiddetto extra cashback.

È il famoso fattore urgenza, che funziona quando si pone un limite temporale all’incentivo. È quindi stato proprio il Governo uno dei principali responsabili della resse. Come si può quindi pretendere di spingere gli acquirenti a fare in fretta, ma voler contemporaneamente vedere poca gente in giro?

Se non si volevano certi comportamenti, non si dovevano assumere determinati provvedimenti. Insomma, un chiaro esempio di un esecutivo decisamente a corto di idee chiare e non contraddittorie.

Le contraddizioni che stanno causando una possibile crisi di Governo

Ed ancora le contraddizioni, soprattutto una, sono la principale causa anche di una possibile crisi di Governo.

È abbastanza chiaro che non si possono pretendere i voti favorevoli dei partiti di maggioranza, e poi imporre determinate scelte, senza il loro consenso.

Come quando si comunicano certe scelte come decisione ormai presa.

È quel che è successo sui temi sollevati da Renzi ed Italia Viva.

Ma una ulteriore contraddizione sta distinguendo prossime scelte, che riguardano tutti i cittadini.

Le decisioni sulle prossime misure restrittive, che forse non saranno neppure valide

Il Governo potrebbe decidere un’ulteriore stretta sulla libertà di movimento per le prossime festività.

Determinando, quindi, una ulteriore contraddizione con la possibilità di sfruttarle economicamente a favore ad esempio di categorie come i ristoratori.

Ma forse queste misure non sarebbero neppure legalmente valide.

Il motivo è presto detto e s’intreccia con la possibile crisi di Governo.

Se il Governo è dimissionario, può solo sbrigare gli affari correnti.

L’espressione è certamente vaga e scivolosa.

Ma alcuni costituzionalisti sostengono che comunque non si potrebbero assumere decisioni strategiche, o rilevanti, come il limitare la libertà di movimento.

Un provvedimento di questo tipo, secondo taluni eccederebbe l’ordinaria amministrazione, gli affari correnti, e qualora fosse preso da un esecutivo dimissionario sarebbe palesemente incostituzionale.

Ecco quindi che si aprirebbe la porta ad una massa di ricorsi non indifferente.

Nel caso un tale DPCM fosse comunque preso, probabilmente molti potrebbero tentare la via del ricorso ad un giudice di pace, sostenendo appunto l’incostituzionalità del provvedimento.

E, trattandosi di norma di rango secondario, non certo di rango legislativo, non sarebbe neppure necessario un ricorso alla Corte costituzionale, per farne dichiarare l’incostituzionalità. Il giudice, ritenuto illegittimo il provvedimento, potrebbe semplicemente disapplicarlo, annullando le eventuali sanzioni comminate per inosservanza del medesimo.

Conclusioni

In questo articolo “Tra provvedimenti restrittivi, incentivi economici e possibile crisi di Governo” abbiamo cercato di evidenziare soprattutto due aspetti.

Alcune contraddizioni tra tentativi di rilanciare l’economia e di contrastare il virus, e l’impasse in cui si troverebbe legalmente un eventuale Governo dimissionario a proposito della probabile invalidità di DPCM presi post dimissioni.

Ma forse il Governo potrà comunque decidere un nuovo DPCM legalmente valido, sotto questo profilo, a parte altri aspetti di illegittimità, che potrebbero essere sollevati per altri motivi.

Va infatti considerato che se ci sarà una crisi, questa non dovrebbe intervenire prima del 28 dicembre, termine entro cui dovrebbe essere approvata la legge finanziaria.

Difficile che qualche partito voglia accollarsi l’accusa di aver impedito l’approvazione nei tempi previsti, obbligando Conte a dimettersi prima, anche se nulla è scontato a priori.

L’auspicio, a prescindere dalle considerazioni politiche, è comunque che qualunque Governo in carica si renda conto che senza coerenza e coinvolgimento delle forze di maggioranza non si va molto lontano.

In genere tutti i politici affermano questo, ma talora se ne dimenticano quando, dalle parole, si passa ai concreti comportamenti tenuti.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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