Quanto pesa il coronavirus sulle vendite di Richemont?

Cartier

L’impatto del lockdown è stato molto forte e i PIL delle principali economie sono stati tutti rivisti drasticamente al ribasso. Cosa e come reagiranno le aziende? La crisi da coronavirus pesa sulle vendite del quarto trimestre di Richemont, ma di quanto? La holding, a cui fanno parte Cartier, Piaget, Chloé e Montblanc tra le tante maison, è stata colpita dalla chiusura dei negozi a causa della pandemia.

Le restrizioni a viaggiare hanno inoltre danneggiato la spesa turistica. Il gruppo ha anche riportato un calo degli utili per l’intero anno. Richemont, società quotata alla Borsa di Zurigo, ha visto le vendite nei tre mesi, al 31 marzo, diminuire del 18%. L’Asia Pacifica durante il periodo di lockdown ha visto un calo del 36%, la Cina è crollata del 67% e l’Europa è diminuita del 9%. Mentre le Americhe hanno visto una crescita del 9%. L’utile operativo è diminuito del 22% a 1,5 miliardi di euro, mentre l’utile netto ha raggiunto i 931 milioni, in discesa del 67% anche per il mancato conseguimento di una plusvalenza di 1,3 miliardi legata all’acquisizione di Yoox Net-à-porter.

Quanto pesa il coronavirus sulle vendite di Richemont?

I risultati sono stati inferiori alle attese degli analisti soprattutto per quanto riguarda l’utile netto stimato a 1,2 miliardi. Il gruppo, nonostante la chiusura, confida però nella crescita. In Cina da quando i negozi sono stati riaperti c’è stata già un’importante domanda dei beni di lusso. La società ha comunque registrato un buon andamento delle vendite, tenendo conto delle proteste a Hong Kong e in Francia.

La posizione di liquidità netta della holding è rimasta forte a 2,4 miliardi e la società, tenuto conto dell’impatto della pandemia, distribuirà agli azionisti un dividendo pari a 1 franco svizzero per ogni azione di classe A e per ogni 10 azioni B, dimezzato rispetto all’esercizio precedente. Il titolo oggi alla Borsa di Zurigo verso metà mattina ha registrato un +1,91%.