Il peggio sembra ormai alle spalle e piano piano ci si avvicina timidamente alla normalità, ma quale normalità di vita nella fase due del coronavirus? Questa è la domanda che più o meno timidamente aleggia ovunque in fila ai supermercati, ma anche sui social o nei dibattiti in tv. Ritirati dai balconi delle finestre gli stendardi tranquillizzanti dell’ormai storico “Andrà tutto bene”, ora comincia la fase dell’uscita dal letargo, imposto per ragioni sanitarie. Sarà davvero così automatico un ritorno alla vita di prima, com’e’ nelle speranze di molti? Stando a chi per professione è avvezzo a scandagliare l’animo umano, il mantra a cui ispirarsi dovrà essere: “Abbiate pazienza”. Scopriamo perché.
Cosa è cambiato nelle nostre abitudini
Il brusco lockdown nel quale si è precipitati ha imposto un radicale stravolgimento della nostra usuale tabella di marcia quotidiana. Per cui quelle azioni che, solo qualche mese fa, venivano svolte quasi in automatico come fare la spesa, prendere l’auto per spostarsi, godersi un apericena con gli amici, o gironzolare mano nella mano con l’amore della nostra vita, ora sembrano uno sbiadito ricordo. Infatti prima di uscire dalle quattro mura domestiche è diventata una routine passare in rassegna la dotazione di mascherine, gel disinfettanti o guanti monouso. Regole di comportamento che hanno avuto i loro riflessi anche nell’educazione dei nostri figli a cui non ci si stanca di ricordare il lavaggio accurato della mani, ma anche la distanza di sicurezza dagli altri, lo svolgimento dei compiti in modalità DaD (ovvero Didattica a Distanza) e chi più ne ha, più ne metta.
Cosa è cambiato nel nostro interno
Le parole che ricorrono forse più frequentemente nei discorsi di psicologi e psicoterapeuti che leggono e interpretano la realtà che ci circonda sono ansia, stress, paura, incertezza, senso d’immobilità. Stati d’animo con i quali si è costretti a fare i conti anche ora in questa fase di lenta ripresa. Se infatti l’isolamento tra le mura domestiche aveva provocato un parziale immobilismo, quello stesso isolamento era stato anche un guscio che ci aveva protetto dal mondo esterno, percepito come contaminato e pericoloso. Ora invece è necessario ripescare dentro di noi quegli strumenti più utili ad affrontare nuovamente la vita, seppur nel rispetto di ferree condizioni a cui tutti ci si dovrà omologare. Vediamo quali con l’aiuto dei nostri alleati psicologi e psicoterapeuti.
Come ripartire nella vita
La parola d’ordine, visto che ormai siamo abituati a rispettare dei comandi dall’esterno e perché no, anche dall’interno, è: pazienza. “Con chi?” verrà spontaneo chiedersi… Principalmente verso noi stessi. Sarebbe infatti una presunzione pensare d’ingranare la quarta quando fino a qualche ora fa si è restati a motore spento, o al massimo, con la marcia in folle. Dunque quale normalità di vita nella fase due del coronavirus ?
Il consiglio che ci viene veicolato dagli esperti e’ quello d’imparare a gestire e a utilizzare l’ansia a nostro vantaggio. L’ansia infatti ha anche natura fisiologica, cioè prepara l’individuo ad affrontare in maniera adattiva una situazione potenzialmente difficile. Per cui una funzionale gestione dell’ansia unita ad una corretta informazione potrebbero rivelarsi alleati nella fase di ripresa. Questo significa fare affidamento su certe fonti d’informazioni che si reputano autorevoli e sicure, evitando però di monopolizzare i discorsi sul coronavirus. In ultimo, ma non certo per ordine d’importanza, mettere al centro sempre più i nostri ragazzi per intercettare i loro stati d’animo in questa forse prima vera prova con l’incertezza del vivere.