Il mondo delle valute è influenzato da vari fattori esterni. Uno di questi sono le Banche centrali. Ma non solo. Esempio ne sia la sterlina che, tra le altre cose, è stata letteralmente sull’ottovolante per tutto il lungo periodo della Brexit.
Ma per chi volesse investire sul settore, quali sono le valute su cui puntare da ora fino alla fine dell’anno? Una domanda particolarmente importante, la cui risposta appare adesso più complessa che mai. Infatti un eventuale responso si deve inevitabilmente intrecciare con l’altra grande protagonista del momento: l’inflazione. Ma un altro elemento da considerare sono i vari dati macro, non ultimi quelli del lavoro, che permetteranno di capire lo stato di salute della ripresa.
La settimana scorsa il dollaro, ad esempio, crollava rispetto all’euro, proprio a causa dei risultati non esaltanti riguardo ai dati sul mondo del lavoro e sui nuovi posti creati. Troppo pochi per certificare un’economia in effettiva ripresa. Alla fine di aprile, gli analisti di Goldman Sachs si dichiaravano ottimisti sull’euro. Infatti avevano rivisto al rialzo il target a tre mesi della moneta unica. Votando un deciso Buy a favore proprio di quest’ultima. Il rapporto col biglietto verde passava quindi da 1,21 a 1,25. Alla base della decisione c’erano, tra le altre cose, anche dei possibili segnali di una normalizzazione della politica monetaria della BCE. Ma procediamo con ordine.
Quali sono le valute su cui puntare da ora fino alla fine dell’anno?
Come si sa la FED ha dichiarato di voler mantenere la sua politica ancora accomodante e per molto tempo. Gli ultimi dati macro riguardanti l’inflazione e le vendite al dettaglio, però, potrebbero portarla ad agire. Anche prima del previsto. Fattore di cui tener conto per un’analisi esaustiva è anche la situazione più complessa dei titoli di Stato, sempre a stelle e strisce. Molti analisti vedono un decennale USA, il famoso Treasury, al 2,25% di rendimento per la fine dell’anno. Praticamente un salto abissale se si considera che attualmente ci si trova all’1,72%.
Parallelamente, in queste ore, e soprattutto in vista di un incremento dei prezzi al consumo sempre più confermato dagli ultimi dati, il lingotto arriva a superare i 1.850 dollari l’oncia. Anche l’argento ha trovato un nuovo allure registrando i massimi da febbraio. Anzi, in rapporto al suo fratello maggiore, l’argento pare abbia ricevuto una spinta anche più forte. Si tratta, in questo caso, di fattori che di certo non aiutano il dollaro, ritenuto il più importante tra i protagonisti del Forex. A dare una mano, invece, per un possibile rafforzamento della moneta statunitense, potrebbero essere i piani infrastrutturali previsti dal presidente americano Joe Biden. Ma sullo sfondo resta il dubbio che le granitiche certezze della FED potrebbero venire meno.