Quando una curva dei rendimenti si appiattisce, come ultimamente verificatosi per l’economia italiana, qualcosa non quadra.
A maggior ragione se lo spread rispetto al bund aumenta.
Gli operatori, evidentemente, temono che le prospettive economiche dell’Italia peggiorino, soprattutto i conti pubblici ma, in generale, anche l’economia, che del resto contribuisce alla tenuta di quei conti.
Molteplici sono effettivamente i timori che, a mio avviso fondatamente, non fanno ben sperare.
E non riguardano solo temi direttamente economici, ma anche altri ambiti, che tuttavia sull’economia impattano non poco.
Cerchiamo di capire alcuni principali temi, che incidono negativamente sul peggioramento delle prospettive italiane.
Al netto dei danni che la situazione meteo sta drammaticamente infliggendo al nostro paese.
Prospettive economiche dell’Italia e la questione giustizia
Partiamo da una semplice constatazione. Maggiore è l’incertezza giuridica, maggiori sono le conseguenze legali, cui una attività d’impresa può andare incontro, minore sarà il numero di imprenditori e di investitori disponibili a considerare l’Italia un’opzione davvero credibile e rassicurante.
Le prossime riforme non paiono andare nella giusta direzione.
A gennaio dovrebbe vedere la luce la riforma della prescrizione penale.
Niente più prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
E dopo?
Sinora molti processi penali si sono conclusi con la prescrizione, perché entro il relativo termine non si faceva tempo a concluderli.
Se una riforma della prescrizione tende ad evitarla, dopo il primo grado di giudizio, il rischio è quello di vedere processi a vita.
E chi, sapendo che la propria attività imprenditoriale può condurlo sulla sedia dell’indagato prima, dell’imputato poi, è disponibile a rischiare di sottostare ad un processo dalla lunghezza infinita?
Il guardasigilli ovviamente obietta che tale riforma si accompagna ad un’altra importante riforma, quella del processo penale e del processo civile.
Secondo il ministro, effetto principale che ne dovrebbe scaturire dovrebbe essere quello di una netta riduzione della loro durata.
Ma queste parole si sono già sentite in passato, ogni volta che una qualche riforma del processo era intervenuta.
Riforma del processo
Proprio in materia processualpenalistica, visto che parliamo di prescrizione penale, ad esempio l’attuale codice di procedura penale, basato sui principi della cross examination e del processo accusatorio, sembrò all’epoca della sua introduzione una rilevante novità, rispetto al precedente codice di procedura penale, il codice Rocco, dal nome del guardasigilli in carica durante il fascismo, che ne aveva curato l’approvazione.
Al vecchio codice, in parte usato ancora in età repubblicana, fondato sul processo di tipo inquisitorio, se ne sostituì uno ispirato ai principi del mondo anglosassone.
Ma gli operatori della giustizia sanno bene che il nuovo processo non ha portato a nessuna novità in materia di riduzione delle tempistiche.
Pertanto si rischia una grave attenuazione dei principi dello stato di diritto, a fronte di una mera speranza che i tempi si accorcino.
E se poi, come avvenuto in precedenti occasioni, ancora una volta le cose non funzionano come sperato?
Si avrà la certezza che a partire dal ricorso in appello la prescrizione esce di scena, ma certo gli operatori non pare abbiano una gran voglia di confidare nelle promesse del ministro in materia di tempistica.
Anche perché, se quella tempistica non fosse rispettata, non pare intervenga alcuna conseguenza giuridica a favore dell’imputato.
Altre questioni giuridiche animano in questo periodo il profilo di credibilità del nostro paese, ma soprassediamo, per non articolare eccessivamente il tema.
Ex Ilva
Il presidente del consiglio l’ha detto molto chiaramente. Non ha la bacchetta magica, e dunque?
Intanto la mia ipotesi di una guerra a suon di atti giudiziari pare confermata.
All’atto di ArcelorMittal hanno replicato i commissari, formulando istanza di un provvedimento cautelare.
Ma i giudici, per venire incontro a quella che, tecnicamente, si definisce parte convenuta, cioè in pratica al governo, dovrebbero percepire un sostanziale fumus boni juris.
In altri termini, ritenere, almeno in base ad un esame sommario della questione, che ArcelorMittal abbia torto.
Ma, come abbiamo rimarcato, difficile dare torto al gruppo, considerando che il recesso per giusta causa è previsto dal codice civile, e che elementi di giusta causa potrebbero essere considerati sia il venir meno del cosiddetto scudo penale, che un quadro economico decisamente diverso da quello presente quando fu formulato il business plan.
Le cose potrebbero quindi mettersi decisamente male per l’esecutivo.
E c’è già chi intravede una rinazionalizzazione dell’azienda, a quel punto a carico dello stato, il che, ovviamente, certo non è un elemento che deponga a favore dei conti pubblici.
Emendamenti alla finanziaria
Sulla finanziaria le forze politiche non stanno certo esprimendo una visione unitaria, anzi.
Sono in bilico diverse voci di entrata, come le cosiddette microtasse, dalla plastic tax alla sugar tax.
Il che non può che tradursi in ulteriori incertezze sui conti pubblici.
Commissione europea
Con il governo in carica pareva essere mutato il clima dei rapporti con la commissione europea, decisamente più disteso.
Del resto ne fa parte Gentiloni, precedente presidente del consiglio, ed esponente di un partito dell’attuale maggioranza.
Ma la commissione europea non è ancora entrata in funzione.
A quanto pare, per problematiche riconducibili a Bruxelles, ma con evidenti impatti anche sulla situazione italiana.
Il che potrebbe condurre ad una rinnovata conflittualità, o comunque minor condiscendenza verso il nostro paese, a fronte delle maggiori incertezze presentate in questi tempi sul fronte dei conti pubblici italiani.
Quadro politico
Occorre poi considerare che su tutte le questioni sopra ricordate, si sta assistendo ad una significativa dialettica tra le stesse forze della maggioranza, a visioni diverse, che potrebbero anche impattare sino a far cadere l’esecutivo in carica.
Quadro che porterebbe a palazzo Chigi Salvini, le cui idee di manovre in deficit non rassicurano molto gli operatori.
Complessivamente, possiamo quindi ben comprendere i motivi che hanno condotto ad un peggioramento di alcuni indicatori economici.
Mancavano solo le avverse condizioni meteo, ma anche quelle non si sono fatte attendere troppo. e quindi le prospettive economiche dell’Italia sono in peggioramento e preoccupanti.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT”