Una promettente scoperta in campo oncologico arriva da uno studio australiano. La ricerca scientifica lavora incessantemente per scovare nuove terapie per affrontare le malattie ed una promettente scoperta giunge dall’Australia.
Lo studio, in particolare, riguarda due tipologie di tumore al seno, estremamente aggressive, e per le quali, ad oggi, non esistono ancora cure specifiche. Una testata molto accreditata nel mondo scientifico, il “Nature Precision Oncology” descrive le novità dello studio.
Uno studio di laboratorio sulle api effettuato in Australia
La rivista riporta i risultati stupefacenti di uno studio di laboratorio sulle api effettuato in Australia.
Dalla ricerca è emerso che la melittina, il componente principale del veleno delle api, impedisce la crescita di due cellule molto aggressive e, quindi, causa di cancro al seno.
I ricercatori, dopo aver analizzato il veleno di circa trecento specie di api e vespe, hanno scoperto che una determinata quantità del loro veleno, in soli 60 minuti, dissolve la membrana delle cellule malate, lasciando intatta quella delle cellule sane. In parole semplici, se ulteriori studi lo supporteranno, si potrà intervenire solo sulla parte aggredita dalla malattia senza arrecare danni alla nostra salute generale.
La promettente scoperta in campo oncologico, che come detto, arriva da uno studio australiano, ha portato ad un ulteriore risultato.
Due passi in avanti
Gli studiosi hanno rilevato che la somministrazione di veleno di api, in soli 20 minuti, indebolisce le cellule cancerose penetrandole e rendendole porose. Lo studio ha permesso di compiere due ulteriori passi in avanti.
In primo luogo, la ricerca ha evidenziato il fatto che le cellule perforate non si replicano e, quindi, viene ad essere bloccata la crescita del tumore.
Inoltre, la somministrazione congiunta di veleno di ape e medicinali chemioterapici permette, a questi ultimi, di raggiungere in profondità le cellule da curare, aumentandone, quindi, l’efficacia.
È l’ennesimo dono che le api ci fanno, come se il miele, la propoli e l’indispensabile attività di impollinazione non fossero già abbastanza.
Lo studio di laboratorio è al primo stadio di sperimentazione. L’auspicio è che i primi risultati positivi trovino conferme nel tempo e che a breve potremmo utilizzare questa metodologia in completa sicurezza.