I mercati extra europei stanno cambiando. A causa della pandemia la Cina pare non essere più l’oggetto preferito dei capitali mondiali. Pechino infatti ha perso la sua affidabilità e reputazione proprio successivamente agli accadimenti legati alla pandemia da Covid-19.
In quest’ottica, il governo di Delhi sta cercando di essere lungimirante nel rafforzare il settore manifatturiero del proprio Paese. Questo sarebbe uno dei primi indizi sul perché dovremmo investire il nostro capitale in India nei prossimi mesi.
La situazione economica dell’India negli ultimi mesi
L’India possiede più di 1,3 miliardi di abitanti e le ricerche ONU affermano che potrebbe superare la Cina in alcuni anni. Sebbene stia ancora affrontando la crisi dovuta al virus (il PIL è sceso del 9%) gli investimenti guarderebbero già al futuro.
Si stima che il Paese scalerà sempre più la classifica dei Paesi con l’economia più forte del mondo. L’economia indiana è cresciuta da 462 a 2.842 miliardi di dollari solo tra il 2000 e il 2019 e si prospetta ancor più prosperità.
Tutto questo accade sebbene l’India sia ancora un Paese la cui politica è rigidamente legata al passato e ad un sistema semi-socialista.
Ed è proprio la nostra Italia, più precisamente l’Ambasciata italiana a Delhi insieme a CDP e Sace Simest a creare la guida “Obiettivo India”. Questa guida ha l’obiettivo di indicare quali opportunità gli investitori italiani possono sfruttare nel paese indiano.
Cinque sono i settori in serio sviluppo che sono indicati dall’ambasciatore italiano de Luca: “Green economy, cibo e salute, infrastrutture con focus sul ferroviario, manifattura avanzata e lifestyle…”.
Cos’è il rapporto Obiettivo India
Ancora incerti sul perché dovremmo investire il nostro capitale in India nei prossimi mesi?
“Obiettivo India” nasce proprio con questo intento: è un’analisi di mercato accurata che guida gli investitori mettendo sul piatto le regole per far maturare capitale in India. Dalle limitazioni alle misure antidumping, dalle opportunità alle dinamiche del mercato.
Si evidenzia come il settore dell’elettronica sia uno di quelli su cui il Primo ministro indiano sta facendo grande promozione. A seguire il settore farmaceutico, l’industria delle materie plastiche e la richiesta di esperti nelle costruzioni.
In fine, se nel 2018 il numero delle aziende italiane partecipanti al capitale indiano erano solo 709, oggi quel numero è destinato a crescere.
Pare quindi che valga la pena provare.