May: il destino è segnato? Cosa attendere?

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Il destino di Theresa May è segnato?

Ora che il voto sulla Brexit è stato rimandato, cosa succederà?

In un’atmosfera di caos, il governo inglese sta cercando di trovare una via d’uscita dopo che il premier ha rimandato il voto per l’approvazione del testo che regolava la Brexit.

Tempi sempre più stretti per la Brexit

Una decisione nata dalla bocciatura praticamente certa del testo che regolava il divorzio di Londra dall’Unione. La situazione si complica ulteriormente in considerazione del fatto che Londra, il 21 gennaio 2019, dovrà presentare ufficialmente la sua posizione riguardo alla Brexit. Tre settimane dopo, il 1 marzo 2019, avverrà ufficialmente il distacco. Ma la strada non solo è in salita (verticale) ma anche lunga: qualora ci fosse una possibilità di cambiamento, attualmente impossibile come detto da tutti i fronti, tutte le modifiche dovranno essere a loro volta approvate dal Parlamento inglese. Quindi tempi lunghi e incertezza continuata. Incertezza che, non è da escludere, potrebbe coinvolgere anche lo stesso premier con possibili dimissioni.

Dubbi sulla May

Anche perchè sono i suoi stessi sostenitori ad essere tentati dal voto di sfiducia e a dubitare delle capacità della May di riuscire a gestire l’emergenza. Ecco, dunque, concretizzarsi un possibile voto anticipato, oppure anche un secondo referendum. Si tratterebbe di una scelta estrema ma, data la situazione, non da escludere a priori. Soprattutto pensando al fatto che dal referendum sono passati più di due anni e il margine di vittoria del fronte del Leave, allora, fu molto risicato. Tanto da far pensare che, nel frattempo, gli equilibri possano essere cambiati.

Scenari di una Brexit No Deal

Tutto ciò presuppone che, escludendo le vacanze di Natale, il voto rimandato ieri non potrà restare in sospeso ancora per molto tempo. Anche perchè dopo una bocciatura si aprirebbero scenari potenzialmente ingestibili. Ma anche in questo caso si creerebbe un paradosso: come incastrare una crisi di governo o un secondo referendum se, come detto, si dovrà presentare una posizione ufficiale tra poco più di un mese?

Una Brexit No Deal, cioè senza accordo, resta lo scenario peggiore. La conferma è arrivata anche dal numero uno della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, che senza esitazione ha ammesso che la nazione non è pronta ad uscire dall’Unione e che in quel caso le conseguenze sull’economia sarebbero devastanti. I numeri? Pil a -8% nel primo anno, sterlina a -25% e disoccupazione al 7,5% contro l’attuale 4,1%.

Il NO dell’Europa

Ieri invece di rischiare una bocciatura certa, la May ha deciso di prendere tempo. Il problema, però, è che quell’intesa, l’Europa, la considera chiusa. Non ci sono margini di trattativa, quindi, come ha confermato anche il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker. Intanto il primo ministro britannico ha iniziato un tour in Europa durante il quale incontrerà il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier olandese Mark Rutte e alla fine il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk insieme allo stesso Jean-Claude Juncker. Con la speranza di un miracolo.

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