Al termine della vita lavorativa non tutti sono in grado di raggiungere una soglia economica sufficiente per vivere degnamente. Così il nostro ordinamento prevede alcune soluzioni. Tra queste c’è la possibilità di un sussidio economico. Questo avviene in forma di un assegno erogato mensilmente dall’INPS. Ciò significa che lo Stato italiano ed il relativo bilancio si assumono l’impegno di assistere le fasce più deboli. Si tratta di un trattamento previdenziale di supporto finalizzato a raggiungere una soglia mensile. Si concede quando il lavoratore con i propri contributi non riesce a raggiungere un livello economico considerato sufficiente.
Questo livello viene considerato dall’importo di 524,24 euro. Occorre subito sottolineare che questo trattamento è previsto solo per quanti fanno riferimento, almeno parzialmente, al sistema pensionistico retributivo. Cioè si applica per i lavoratori che avevano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre del 1995. Per quanti ne avevano di più, si applica fino al 2011. Quelli che hanno iniziato al lavorare dal 1996, invece, non rientrano nella possibilità di richiedere il beneficio.
I redditi da non considerare utili
Per accedere al contributo dovremmo sapere che l’integrazione al minimo in pensione ha dei precisi vincoli riguardanti il reddito posseduto sia come singolo sia in coppia con il coniuge. Per calcolare il reddito si fa riferimento alla ricchezza considerabile a fini IRPEF. In particolare, chi richiede la pensione non deve avere redditi IRPEF superiori del doppio rispetto al minimo. Inoltre, il reddito della coppia non deve essere di 4 volte superiore rispetto al minimo. Ciò che però molti non considerano è che non tutti i redditi ricevuti dal richiedente vengono considerati nel conteggio. Questo è dovuto al fatto che non sono assoggettabili all’IRPEF.
Potrebbero dunque avere diritto all’integrazione anche quanti ritengono di percepire importi superiori alla soglia consentita. Le pensioni degli invalidi civili e le relative indennità di accompagnamento sono un primo caso. Queste, infatti, non concorrono a formare reddito. Allo stesso modo, ci sono le pensioni di guerra e le rendite INAIL riguardanti infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
L’integrazione al minimo in pensione sarebbe compatibile con questi redditi esenti da IRPEF che non rientrano nel calcolo
Inoltre da escludere dal computo sono i redditi derivanti dalla casa di abitazione. Pensiamo ad esempio al caso della rendita catastale. Questa viene utilizzata come parametro di riferimento negli immobili in grado di generare o produrre reddito. Allo stesso modo, eventuali anticipazioni nella liquidazione del TFR (trattamento di fine rapporto) sarebbero escluse dal computo. Occorre poi sottrarre l’importo stesso della pensione che sarebbe soggetta all’integrazione.
Ecco dunque che potrebbe abbassarsi di molto la soglia dei redditi IRPEF considerata utile ai fini del calcolo per richiedere l’integrazione.