La pensione minima spetta una volta raggiunti i 67 anni di età e, comunque, non viene riconosciuta a tutti. Occorrono, anche, almeno 20 anni di contributi. Questi due sono i requisiti di base. Quindi, per averla, si deve prima accedere alla pensione di vecchiaia. Inoltre, si tratta propriamente di un trattamento integrativo, spettante a chi percepisce una pensione troppo bassa. Sicché, lo Stato interviene, elevandone l’importo, che si rivaluta annualmente. Ad esempio, esso era pari a 515,58 euro mensili per il 2021, divenuti 524,34 nel 2022. Pertanto, chi percepisce meno di questi importi, avrà diritto ad un’integrazione che porti la pensione al minimo indicato. Però, non a tutti spetta la pensione minima. Vediamo, anzitutto, chi ne rimane sicuramente escluso.
Categorie escluse dal trattamento minimo
Le categorie escluse sicuramente dal trattamento minimo sono le seguenti:
- coloro che hanno iniziato a versare i propri contributi a partire dal 1996 e che quindi hanno pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo;
- chi ha chiesto la pensione in totalizzazione;
- coloro che hanno scelto il computo in Gestione Separata;
- chi ha scelto l’opzione contributiva per la liquidazione della pensione;
- coloro che hanno redditi personali e coniugali elevati e incompatibili con detto aiuto statale. Così, in quest’ultima ipotesi, vi sono dei limiti di reddito che vanno rispettati per accedere al trattamento pensionistico in discorso.
Quindi, è chiaro, che non a tutti è concessa la chance di poter ricevere questo tipo di pensione. Con riferimento ai limiti di reddito, sussistono, infatti, delle condizioni ben precise per accedervi. A seconda del reddito, inoltre, l’integrazione sarà totale o parziale, ma vediamo come funziona.
Non a tutti spetta la pensione minima ma ecco quanti anni di contributi servono a che età si può ottenere
Ebbene, l’assegno spetterà in misura piena al pensionato che abbia redditi fino a 6.702,54 euro, se single. Se coniugato, deve avere redditi propri entro i 6.702,54 euro e redditi coniugali (cioè sommati con quelli del coniuge) entro i 20.107,62 euro. Il trattamento spetterà, invece, in misura parziale al pensionato con reddito personale fino a 13.405,08 euro, se single. Se è coniugato, invece, deve avere un reddito personale entro i 13.405,08 euro e coniugale non superiore ai 26.810,16 euro.
Quindi, se non si concretizzano queste condizioni cosa accade? Ad esempio, in che condizione verserà chi ha pochi contributi e non raggiunge i 20 anni minimi, richiesti per la pensione di vecchiaia? Ebbene, se tutti i contributi sono stati accreditati nel sistema contributivo, è ottenibile la pensione di vecchiaia, al compimento dei 71 anni. In questo caso, però, non spetterà l’integrazione al minimo, trattandosi di una pensione contributiva.
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