Ai tempi del coronavirus per un numero via via crescente di aziende si sta impone la necessità di ricorrere alla Cassa di integrazione. Soltanto nella zona di Treviso son ben 68 le aziende con oltre 2000 lavoratori cadute nel pantano della Cassa di integrazione.
Si stima che nei prossimi giorni potrebbe aumentare in misura esponenziale la richiesta di aiuti al Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato di recente approvazione. A ciò si aggiunga la cancellazione di eventi di importanza strategica quali Vinitaly e il Salone del Mobile che hanno imposto una pesante battuta di arresto alla sinergia di rilevanti forze economiche.
Gli ammortizzatori sociali
La caduta verticale nella crisi economica viene ammortizzata dal decreto del 1° marzo 2020 che garantisce la cassa integrazione ai tempi del coronavirus. Sul tavolo delle trattative vi sono ulteriori misure governative a sostegno delle imprese e dei lavoratori fortemente fiaccati dal diffondersi epidemico del Covid-19. In questo orizzonte di mutuo soccorso si inscrive anche il rinvio del pagamento di utenze, la sospensione di mutui, imposte e cartelle esattoriali.
Inoltre, ai dipendenti costretti a casa o con orario lavorativo ridotto l’Inps garantisce parte della consueta retribuzione spettante. L’indennità ordinaria a supporto del lavoratore ammonta all’80% dello stipendio. La cassa integrazione CIGO scatta in presenza di condizioni avverse non ascrivibili alla responsabilità del dipendente e che impediscono il regolare svolgimento dell’attività lavorativa. Corrisponde a 3 mesi l’arco di tempo coperto dall’indennità della Cassa di integrazione ordinaria, ma potrebbe godere di una proroga di 12 mesi. Ai tempi del coronavirus la Cassa di integrazione offre un supporto irrinunciabile e si conferma difficile formulare previsioni sulla remissione del virus.
La Cassa di integrazione ai tempi del coronavirus
I danni arrecati dalla diffusione epidemica del coronavirus hanno attivato gli aiuti governativi destinati a lavoratori e imprese. Si è imposta l’urgenza di sostenere e risollevare le sorti economiche di un gruppo nutrito di aziende allocate nelle zone rosse del Settentrione. Il decreto del 1° marzo 2020 ha fornito un primo puntello a edifici pericolanti attraverso la Cassa integrazione guadagni in deroga per un periodo di 3 mesi.
Inoltre, alle imprese che avevano beneficiato di indennità in tempi antecedenti al coronavirus è stata concessa facoltà di sospendere la Cassa integrazione guadagni straordinaria. In luogo di quest’ultima, le aziende tramortite dalla virulenza del coronavirus hanno accesso alla Cassa integrazione ordinaria. Essa prevede una copertura di 3 mesi e garantisce entro un tetto di spesa inferiore a 0,9 milioni di euro per l’anno in corso.