Per la prima volta dallo scoppio della crisi, Mario Draghi fa sentire la sua voce con un articolo sul Financial Times. Non è un caso che lo faccia nel giorno in cui si riunisce il Consiglio d’Europa, in videoconferenza. I capi di Stato e di governo dell’UE dovranno scegliere le politiche economiche da adottare per fare fronte alla recessione. Draghi dalle colonne dell’autorevole testata finanziaria fa il suo manifesto. Eccolo.
Il manifesto di Mario Draghi per combattere la recessione
Mario Draghi ha guidato la Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019. Nel 2012 è stato chiamato all’arduo compito di difendere l’euro dagli attacchi speculativi dei mercati. Per l’Italia fu in inverno drammatico che iniziò con le dimissioni del Governo Berlusconi, che passò la mano al Governo Monti. Per tutto l’inverno i titoli di stato italiani furono venduti a piene mani, spingendo lo spread ai massimi.
Nella primavera del 2012 l’euro iniziò a vacillare. Il differenziale dei rendimenti tra Bund tedesco e BTP italiano arrivò a sfondare i 600 punti base, il 6%.
Fu allora che Mario Draghi in una discorso del 26 luglio a Londra, dichiarò che la BCE avrebbe utilizzato ogni mezzo per difende l’euro dagli attacchi speculativi. E pronunciò la frase oramai entrata nella storia: “Whatever in takes”, ovvero qualunque cosa fosse necessaria per difendere l’euro.
Fu l’inizio della politica del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea. Ovvero acquisti illimitati di titoli di stato sul mercato da parte della BCE. Bastò quella frase, il mercato colse la determinazione di Draghi a stroncare qualsiasi ulteriore tentativo speculativo. La tempesta immediatamente si calmò, la speculazione si arrestò, lo spread BTP-Bund ritornò velocemente sotto i 200 punti. L’euro era salvo.
Cosa farebbe oggi Mario Draghi se fosse ancora alla guida della BCE?
Il manifesto di Mario Draghi per combattere la recessione è indirettamente la risposta alla domanda che tutti si pongono da settimane. Dopo l’esordio infelice della nuova Presidente Christine Lagarde, ogni operatore finanziario si è fatto la stessa domanda: Mario Draghi cosa avrebbe fatto?
E lui oggi ce lo dice in un articolo sul quotidiano finanziario Financial Times. In una parola la ricetta che Draghi vede per combattere la crisi dell’economia è quella di “agire, con sufficiente forza e velocità”. Un’azione coordinata tra i governi della UE facendo ricorso a un “significativo aumento del debito pubblico” per evitare
“una tragedia di proporzioni bibliche”. L’economia, continua Draghi nell’articolo, sarà colpita da uno “shock di cui il settore privato non è responsabile e non può assorbire”. E quindi è “dovere specifico dello Stato utilizzare le proprie risorse per proteggere i cittadini”.
Draghi e un Governo italiano di Unità nazionale
Se non lo si fosse capito, adesso dopo le parole di Draghi è chiaro e non ci sono più alibi per nessuno. Rischiamo una tragedia economico-sociale di proporzioni bibliche. Per guidare l’Italia fuori dal deserto verso una nuova Terra Promessa, non è sufficiente un uomo volenteroso e di buone intenzioni. Occorre un Mosè. Una figura come Adenauer per la Germania dopo la seconda Guerra Mondiale, o come de Gaulle per la Francia o come fu De Gasperi per l’Italia. Una figura che coaguli attorno a sé il consenso dell’intero mondo politico, sociale ed economico italiano. Una persone che sia in grado di godere di una grande stima internazionale.
E questo Mosè noi lo abbiamo. Da queste colonne, due giorni fa, abbiamo lanciato l’idea di un Governo di unità Nazionale guidato da Mario Draghi, nell’articolo: Un nuovo Rinascimento economico. Idea poi ripresa da alcuni importanti quotidiani nazionali e che adesso inizia ad avere una fondata concretezza dopo l’articolo di Draghi. Che di fatto è un Manifesto per un nuovo Rinascimento economico italiano