Quando pensiamo al Piemonte molte cose ci vengono alla mente. Ci sono le sue vallate, le Langhe, le sue montagne, i suoi vini. In particolare, le Langhe svolgono un ruolo chiave nella cucina torinese.
Nelle Langhe infatti vengono coltivate le famosissime nocciole che servono da base per le preparazioni al cioccolato dell’attuale cucina.
L’origine del gianduia
Il gianduia e il suo uso nella cucina piemontese si perde nella storia della regione. Si pensa infatti che il suo uso venga dai pasticceri reali. I pasticceri, incaricati della preparazione di dolci, si ritrovarono presto senza la quantità di cioccolata necessaria per preparare i dolci. A causa delle invasioni napoleoniche infatti, il cacao per preparare le basi della pasticceria iniziò a scarseggiare. I pasticceri erano disperati e non sapevano come fare per colmare il “vuoto” del cacao.
Fu così che alcuni pasticceri della capitale sabauda decisero di sostituire il cacao mancante con la polvere delle nocciole coltivate nelle langhe. La cosa riscosse immediatamente un grosso successo da parte dei cortigiani, che si innamorarono del gianduia e del suo uso nella cucina piemontese.
E il nome?
Gianduja o Gianduia è una maschera tipica del carnevale piemontese. Durante l’Ottocento, nel periodo di Carnevale, era lui a distribuire i nuovi cioccolatini appena inventati nella capitale sabauda. La distribuzione del cioccolatino passò quindi per mano di una maschera e da lui prese il nome con cui lo conosciamo oggi.
A oggi, il gianduia è uno dei prodotti di punta dell’export torinese per quanto riguarda i dolci. Moltissime sono le sue preparazioni, anche sotto forma di creme spalmabili, vendute in tutta Italia e nel mondo.
Ognuno di noi poi ha la sua variante “personale” del gianduia. C’è chi lo preferisce a cioccolatino, chi come crema spalmabile e chi lo apprezza addirittura sotto forma di gusto di gelato, su un cono o magari una bella coppetta di vetro.