Fino a 6 anni di reclusione per questa violazione della legge punita molto più severamente di quello che in tanti credono

controllore dell’autobus

Pagare per acquistare beni e servizi è una cosa normale. Tutti i giorni concludiamo contratti con i quali acquistiamo ciò di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, lavoriamo e svolgiamo una prestazione per garantirci la possibilità economica di comperare questi beni e servizi. Se pagare per un bene o un servizio è un concetto molto semplice e intuitivo, ci sono situazioni in cui molti se ne dimenticano.

L’esempio classico è quello dell’utilizzo dei servizi pubblici. La sanità, la scuola, l’illuminazione pubblica, la polizia sono solo alcuni esempi di servizi statali che si pagano attraverso le tasse. Chi non contribuisce con i tributi al mantenimento di questi servizi viene chiamato “free rider”. Si tratta di un soggetto che beneficia dei servizi pubblici senza contribuire al loro pagamento, e rimane dunque a carico della collettività.

Fino a 6 anni di reclusione per questa violazione della legge punita molto più severamente di quello che in tanti credono

Questi principi, però, non valgono solo per le tasse. Ma valgono anche per quei servizi pubblici che comportano il pagamento di un prezzo per il loro utilizzo. Il caso più semplice e classico è salire sull’autobus senza pagare il biglietto. Anche qui, se l’autobus rientra nel servizio di trasporto pubblico, ci si comporta come un free rider. Ed è la collettività che paga il nostro spostamento.

Esistono, però, dei controlli per evitare che le persone fruiscano di una prestazione pubblica senza pagare. Negli autobus spesso passano i famosi “controllori”. La giurisprudenza ha chiarito che quando siamo sprovvisti del biglietto e il controllore ci chiede le generalità per il verbale questo è un pubblico ufficiale. Questo significa che bisogna rispondere con la verità. In molti credono che dando generalità false si possa facilmente aggirare il problema evitando il verbale.

La spiegazione della giurisprudenza

La Corte di Cassazione è intervenuta proprio su questo aspetto con la sentenza 25649 del 2018. I giudici hanno spiegato che sono previsti fino a 6 anni di reclusione in caso si diano generalità false al controllore. Infatti, rientriamo nell’articolo 495 del codice penale, cioè il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale. Le dichiarazioni ad un controllore sono destinate alla redazione di un atto pubblico come è il verbale di accertamento della mancanza del biglietto.

Secondo i giudici la qualità di pubblico ufficiale deriva al controllore in ragione dei poteri autoritativi e certificativi insiti nella funzione di accertamento dell’infrazione. Non solo ma anche di identificazione dell’autore della violazione e poi di redazione del verbale come atto pubblico. Dunque, attenzione a dare, a cuor leggero, generalità false al controllore perché potrebbe costare fino a 6 anni di reclusione.