Molte piccole imprese rischiano la chiusura per debiti per la situazione economica non certo favorevole di quest’ultimo periodo. Per questo il legislatore ha adottato dei provvedimenti che suggeriscono cosa fare se la ditta è piena di debiti.
Il rimedio in esame è dedicato alle imprese in stato di sovraindebitamento. Significa che deve esserci una cronica situazione di squilibrio tra le obbligazioni assunte e la capacità di pagarle. Se lo stato di insolvenza prosegue e si aggrava porterà al fallimento. Così il legislatore ha pensato ad uno strumento unico che riguarda le imprese indebitate, ma anche i professionisti e le famiglie.
L’inizio della procedura
Il debitore deve presentare una proposta di accordo da depositare presso il Tribunale del luogo di residenza del debitore persona fisica o della sede dell’impresa. Contemporaneamente l’organismo di composizione della crisi deve depositare quella stessa proposta presso gli uffici fiscali.
I documenti da presentare
Anche preparare con attenzione i documenti da allegare fa parte del cosa fare se la ditta è piena di debiti. La raccolta dei documenti, che nel fallimento viene effettuata dal Curatore Fallimentare, nella crisi da sovraindebitamento spetta al debitore. Tra i documenti da presentare c’è l’elenco dei creditori insoddisfatti con indicate le cifre cui ognuno ha diritto. Occorre anche presentare l’elenco di tutte le spese che il debitore debba obbligatoriamente sostenere per mantenere la sua famiglia. Va prodotto anche lo stato di famiglia, in modo che in sede di verifica del piano di rientro si possa valutare quale sia effettivamente la somma minima di cui il debitore ha bisogno per sostenere i suoi cari.
Il procedimento in Tribunale
Il Giudice fissa un’udienza alla quale convoca tutti i creditori che il debitore abbia indicato. Il Giudice poi farà pubblicare la proposta di rientro sul registro delle imprese. A tutela del debitore la legge stabilisce che, dopo il decreto di omologa del piano, nessun creditore possa più iniziare azioni esecutive contro il debitore. Si tratta della stessa tutela di cui il debitore gode durante il fallimento.
La proposta diviene definitiva se riceve il 60% dei voti dei creditori.