Contributo a fondo perduto, cosa fare in caso di doppia attività?

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Per sostenere le aziende nel periodo di restrizioni imposte dal Governo per la pandemia Covid, il DL 137/2020 (Decreto Ristori)  prevede un contributo a fondo perduto versato direttamente sul conto corrente dell’azienda. Ma per l’accesso al contributo a fondo perduto, cosa fare in caso di doppia attività? Scopriamolo.

La verifica dei requisiti

Il contributo a fondo perduto spetta in base a una verifica effettuata sull’ammontare dei corrispettivi e del fatturato, sia inferiore a due terzi rispetto a quello dichiarato nel mese di aprile 2020.

Possono beneficiarne anche le imprese con un fatturato annuo superiore a 5 milioni di euro. Inoltre, rientrano nel contributo anche le partita IVA che hanno iniziato l’attività il 1° gennaio 2019 e prive di requisiti di fatturato. Sono, invece, esclusi dal contributo coloro che hanno attivato la partita IVA nel 2020, e precisamente dal 25 ottobre.

La procedura del contributo prevista nel Decreto Ristori è la stessa adoperata nel Decreto Rilancio. Per coloro che hanno presentato la prima domanda l’accredito del contributo è in automatico. Chi invece accede per la prima volta, deve presentare domanda.

Contributo a fondo perduto, cosa fare in caso di doppia attività?

Cosa deve fare un soggetto che svolge due attività? La normativa prevede lo svolgimento di una o più attività descritte nel Decreto Ristori e Ristori bis.

Nello specifico, occorre verificare qual è l’attività prevalente e soprattutto se rientra nei codici Ateco inseriti nei Decreti.

Il calcolo del contributo del calo di fatturato si effettua sull’attività prevalente.

Sul sito del Governo, per ben comprendere qual è il contributo che spetta, sono stati evidenziati alcuni esempi. Ecco il caso di un bar che ha ricevuto nel precedente Decreto un contributo a fondo perduto di 1.961 euro.

Con il nuovo Decreto Ristori, sarà accreditato, direttamente sul conto corrente del titolare del Bar (ditta individuale o società), la somma di euro 2.941 euro.