Chi è furbo aumenta la giacenza del suo conto corrente risparmiando ogni mese il 10% o il 30% del proprio stipendio?

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La vita è troppo breve per poterla dedicare tutta solo ed esclusivamente a lavorare. Già in quest’articolo abbiamo infatti dimostrato il numero esatto di ore da dedicare al lavoro.

Ora andiamo oltre e ci chiediamo: ma chi è furbo aumenta la giacenza del suo conto corrente risparmiando ogni mese il 10% o il 30% del proprio stipendio?

La regola del 50-20-30: come interpretarla?

Secondo la nota regola del 50-20-30 si dovrebbe destinare al risparmio una fetta pari al 20% delle proprie entrate mensili. Quindi 200 euro al mese se lo stipendio è di 1.000, oppure 400 euro se lo stipendio è di duemila euro e così via.

Si tratta di una regola di facile applicazione, ma non sempre è possibile rispettarla fino alla lettera.

Ad esempio per una giovane coppia monoreddito con 1.000 euro di stipendio e casa in affitto sarà difficile già arrivare a fine mese. Di contro, si pensi al caso di un primario d’ospedale che coniuga anche la libera professione. Se non si è molto spendaccioni si potrebbe arrivare a risparmiare al mese anche il 50% delle entrate.

Insomma, chi è furbo aumenta la giacenza del suo conto corrente risparmiando ogni mese il 10% o il 30% del proprio stipendio?

A questo punto proviamo a rispondere al quesito di partenza, e per farlo ci serviremo di due “leggi”.

Da un lato, gli economisti da secoli hanno dimostrato che la propensione marginale al risparmio è una funzione crescente del reddito. Cioè si inizia a risparmiare solo dopo aver coperto tutte le spese esistenziali, e il risparmio aumenta al crescere del reddito.

Quindi, per esempio un single con 1.000 euro di stipendio potrebbe risparmiare ogni mese il 7% dello stesso. O il 15% con una busta paga di 1.500 euro, per poi passare al 20% quando arriva a duemila. Infine, dai 3.500 euro in poi sono plausibili percentuali di risparmio che vadano dal 25% anche fino al 50% delle entrate.

La seconda “legge” proviene dall’osservazione della realtà. Spesso chi accumula grandi fortune nel tempo ha tre elementi distintivi.

Primo, lavora tanto e su più fronti, ossia non è mai monoreddito e diversifica le entrate. Secondo, è un pioniere nel senso che spesso non segue il gregge ma lo anticipa. Terzo, è molto scaltro e intelligente con i suoi risparmi: non fa operazioni azzardate e non li mette mai a repentaglio. Parimenti, non li lascia marcire su un c/c, ma li trasforma in suoi piccoli operai facendoli lavorare e fruttare al posto suo.

Lavorare, risparmiare e …

Quindi, chi è furbo aumenta la giacenza del suo conto corrente risparmiando ogni mese il 10% o il 30% del proprio stipendio? La risposta è: dipende, non esiste risposta secca e valida per tutti.

Di fondo, la via resta sempre la stessa: lavorare, risparmiare il più possibile e fare scelte oculate di lungo periodo. Basterebbero anche 10-15 anni di duri sacrifici per ritrovarsi con una piccola fonte di rendita.

Immaginiamo un 27enne che inizia a lavorare con uno stipendio d’ingresso di 1.600 euro e che salga nel tempo. Investe sin da subito 20mila euro (frutto di lavori pregressi, regalie, piccole eredità, etc) su un ETF che replica l’andamento dei mercati azionari globali. Si prefigge un orizzonte di 13 anni e ogni anno fa dei versamenti aggiuntivi medi di 4mila euro.

Ora, a 40 anni potrebbe ritrovarsi con un capitale compreso tra i 90 e 110 mila euro, a seconda del tasso annuo medio di crescita dei mercati. Noi lo abbiamo ipotizzato compreso tra il 3,50% e il 5,50%, un tasso prudente.

A 50 anni quella cifra sarebbe moltiplicata per 2-2,2 circa, mentre a 55 potrebbe anche aver raggiunto i 300mila euro. L’età giusta per meditare se passare o meno per sempre a un lavoro part-time e godersi la vita finché salute permette.

In definitiva, chi è furbo aumenta la giacenza del suo conto corrente risparmiando ogni mese il 10% o il 30% del proprio stipendio? Infine, all’articolo di cui qui il link illustriamo i punti di forza di un ETF che sin dalla nascita ha regalato soddisfazioni a chi in esso ha creduto.