«Tu che incontri tutti per caso non ritorni a Varsavia per non fare il soldato. Ora vivi in mezzo a una sfida per le vie di Colonia e non sai dove andrai». Alla prima del suo nuovo tour, la rocker senese intervistata al Tg1 ieri sera, ha spiegato il significato riattualizzato di uno dei suoi maggiori successi. Il testo di Ragazzo dell’Europa, uno dei brani più celebri della musica italiana.
È la storia di un ragazzo polacco in fuga da situazioni di tensioni. Un testo del 1982, prima della caduta del Muro di Berlino nel 1994. Il 1982 è l’anno in cui l’Italia vince i mondiali in Spagna e per la Polonia sono gli anni in cui si lotta per erodere il regime comunista. Il testo è anche antinazionalista e lo cogliamo nel passaggio «tu non pianti mai bandiera». Ancora, il protagonista rifiuterebbe il blocco sovietico. Un testo struggente interpretato dalla voce singolare di Gianna Nannini che canta dell’Est accendendo un riflettore su un’area a quanto pare predestinata ad una instabilità. Zona che da sempre è in lotta per la conquista della libertà e dell’autonomia.
Stop alla produzione di armi
Il concerto che apre il tour europeo che toccherà, tra le altre location, molti teatri non poteva non aprirsi con un riferimento al contesto internazionale. Così Gianna, ribelle e trasgressiva a partire dai suoi capelli volutamente scapigliati, dice ciò che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire. Che non si può dire, perché risulterebbe antipopolare, forse sciocco finanche alle orecchie dei benpensanti. «Bisognerebbe smettere di produrre le armi», dice Gianna al Tg1 «trovare il sistema di arrivare a questa soluzione uniti – prosegue – la soluzione sarebbe questa».
L’uovo di Colombo su cui nessuno osa scommettere. Troppi interessi in gioco, troppi profitti in nome del diritto alla difesa. Che verrebbe meno se, senz’armi, nessuno avesse più modo di attaccare e si trovasse costretto a risolvere e argomentare di confini e conquiste con la diplomazia. Un concetto utopistico che nessun sistema politico accoglie in nome di giustificazioni considerate valide e giuste.
«Bisognerebbe smettere di produrre le armi», Gianna Nannini e il Ragazzo dell’Europa dopo 28 anni dalla caduta del Muro
A parlare di disarmo fu Giovanni Paolo II proprio nel 1982 di fronte alla II Sessione Speciale delle Nazioni Unite. Oggi l’argomento è la battaglia della Rete Italiana Pace e Disarmo, che molti potenti guardano quasi con un certo snobismo. Una voce bianca poco popolare nei salotti dei potenti. Anche in molti Stati occidentali, tra cui l’Italia. Sul sito del Ministero degli Esteri leggiamo di «Disarmo, controllo degli armamenti e non proliferazione». Sappiamo anche che nel rapporto SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma) del 2018, in nostro Paese era al nono posto per esportazioni di armamenti. Predichiamo la Pace ma vendiamo armi ai Paesi in guerra.
Così la folle cantautrice ha il coraggio di dire che «bisognerebbe smettere di produrre le armi», Gianna Nannini e il Ragazzo dell’Europa dopo 28 anni dalla caduta del Muro. Un conquista democratica all’interno di un’Europa che adesso, nel 2022, ci presenta le tristi immagini delle fosse comuni.