Bilancia commerciale UE in equilibrio

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Mattinata fiacca sul fronte dei dati macroeconomici ma come sempre però qualcosa di interessante si trova, a cominciare dalla bilancia commerciale dell’Unione Europea.

Nel periodo peggiore per l’economia tedesca e nel ristagnare delle altre nazioni verso il basso si poteva temere un crollo della bilancia commerciale.

E invece per la bilancia commerciale UE si registra sì un calo rispetto al mese precedente, con 20.6B versus 22.6, ma va inteso come numero fisiologico e stagionale.
E infatti rispetto al consensus di 16.3B il dato è decisamente migliore.

Ma vediamo i dati in tabella.

Tabella principali dati macroeconomici della mattinata

  HKD PIL (Trimestrale) (2° trim.) -0,4% 1,3%
  HKD PIL (Annuale) (2° trim.) 0,5% 0,6% 0,6%
  EUR Bilancia commerciale UE (Giu) 20,6B 16,3B 22,6B

Si tratta di una boccata di ossigeno per l’Unione Europea da mesi assediata da dati macro che oscillano tra il negativo ed il pessimo a cominciare proprio dal fortilizio teutonico.

Confidiamo che questo dato, fortemente aiutato dalla debolezza di alcune valute (Yuan e peso su tutte senza contare la sterlina…)di nazioni che importano dall’UE, non vada a bloccare le manovre promesse dalla BCE.

E tanto meno riporti la Commissione UE nel quieto sonno del “nulla fare” che ha caratterizzato la fine del mandato precedente e l’avvio della nuova legislatura.

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Hong Kong sempre peggio

Quando Trump ostenta con orgoglio la potenza americana non esagera.

In questo momento, al di là dei toni discutibili, gli USA rappresentano un unicum o quasi in ambito di crescita economica.

Persino quello che è il pase più avanzato tra gli emergenti, Hong Kong, ormai presenta numeri di crescita minimali rispetto agli Stati Uniti.

Al deludente +0.5% annuale versus +0.6% atteso e precedente quel che è peggio è che vi ci si accompagna un -0.4% mensile che indica un vero e proprio crollo rispetto al +1.3% precedente.

Dato pessimo che apre le porte anche ad Hong Kong al dubbio di una potenziale recessione in arrivo, ovviamente se il dato negativo si confermerà tale nei mesi a venire.

Forse Pechino a questo punto potrebbe capire che non è il caso di tirare ulteriormente la corda con l’ex colonia britannica.

Viceversa al termine di questo periodo di transizione anziché “imbarcare” nella propria nazione un gioiellino potrebbe ritrovarsi una vera e propria palla al piede.