Ritorna la paura di una guerra commerciale tra Usa e Cina. Ma Bank of America Merrill è ottimista: l’accordo sui dazi è vicino.
A differenza di quanto si possa pensare, soprattutto dopo il sell off dei giorni scorsi, l’accordo tra Usa e Cina è più vicino di quanto si pensi.
Accordo sui dazi. Il tweet: uno stratagemma
In effetti, stando alla view di molti esperti, quell’ormai famigerato tweet del presidente Usa Donald Trump appare come una mossa strategica per ottimizzare quanto finora fatto. L’accusa di Trump alla Cina di voler rivedere quanto finora stabilito, ha da subito avuto il sapore di un pretesto. Una volontà di mettere sotto pressione l’avversario e, quindi, ottenere un risultato anche più pesante, in termini economici, rispetto a quanto previsto. Strategia che nasce anche in considerazione del fatto che nel 2020 ci saranno le elezioni presidenziali e l’inquilino della Casa Bianca pare avere tutta l’intenzione di ripresentarsi per un secondo mandato. Nessuna rottura delle trattative, dunque, ma solo Ecco quindi spiegato lo stratagemma.
L’ottimismo di BofA circa l’accordo sui dazi
Partendo da questa considerazione, e ricordando che i numeri di entrambe le nazioni suggeriscono che l’accordo è la più ovvia e conveniente delle soluzioni, BofA si è dichiarata ottimista sull’intera evoluzione della vicenda. L’accordo ci sarà e, dopo, sono prevedibili tassi in rialzo, debolezza del dollaro e mercati emergenti in gran spolvero. Una spinta, quindi, al commercio internazionale che porterà ad alcune conseguenze. La prima vedrà protagonista anche la Fed,
pronta a rivedere la sua cautela sui tassi di interesse e a cancellare la (velata) possibilità di tagli al costo del denaro. Un quadro che, inoltre porterà gli investitori a preferire asset ciclici come gli emergenti.
Il quadro internazionale
Ma le ragioni di BofA vanno anche al di là del semplice quadro economico. Il tweet di Trump, fanno notare, è arrivato immediatamente dopo che la Corea del Nord ha lanciato un altro test missilistico. Non accadeva dal 2017. Concreto, dunque, il rischio che una mossa del genere da parte di Pyongyang possa far salire la tensione tra Washington e Pechino come già accaduto in passato.
Meglio, perciò, chiudere il prima possibile la questione con la Cina. Anche a costo di imporsi.
Ma anche da parte della CIna è bene non allungare i tempi. L’economia del Dragone sta rallentando e le dispute commerciali non sono altro che una zavorra ulteriore quanto inutile alla ripresa. Infine l’accordo con la Cina potrà (o anche dovrà) essere visto come una sorta di esempio per i successivi step. Non è da dimenticare, infatti, che gli Usa dovranno rivedere gli accordi commerciali anche con l’Unione Europea e il Giappone.