Lo sport si sta riprendendo dalla tempesta del Covid. Quale futuro lo attende?

Alessandro Ariu

Il Covid è stata una tempesta che si è abbattuta su tutti i settori del sistema produttivo. Non solo: centri sportivi, società e aziende legate allo sport hanno dovuto prima reggere il colpo e poi trovare le risorse, anche economiche, per ripartire. Lo sottolinea, nell’intervista rilasciata alla nostra Redazione, Alessandro Ariu, CEO di EYE Sport anche lui tra i premiati dell‘Annual Meeting di ProiezionidiBorsa,

Partiamo da una panoramica sullo sport in Italia, lo sport praticato da chi non è professionista. Quali sono i problemi e le prospettive

Uno dei primi problemi che è sotto gli occhi di tutti è il Covid. Infatti è bene specificare che il Covid è ancora una realtà ben presente e confermata anche dai dati che ci provengono. Non tutte le scuole di sport hanno ripreso regolarmente le proprie attività. Non solo ma proprio come è successo alle attività commerciali, non tutti hanno retto la tempesta e quelli che ce l’hanno fatta non sono ancora riusciti a tornare ai numeri originali. Nel mondo dilettantistico (parliamo principalmente di calcio, basket e pallavolo), lo sport è anche una piccola industria dove a volte i lavoratori non hanno molte tutele. Quindi tanti fanno “gli istruttori di sport” come fossero professionisti. Le piccole società, non potendo contare sugli stessi introiti stanno soffrendo e di conseguenza si nota anche un diverso andamento della vendita di articoli per lo sport. Si tratta di un settore che, di fatto è ripartito, per fortuna anche molto bene per quanto ci riguarda. Ma la realtà è che tutte le società sono ancora in sofferenza.

Ed il problema, all’estero, sembra anche peggiore. Infatti, per quello che è il nostro termometro, sia nell’Est Europa, ma anche nel Nord Europa come ad esempio il Belgio e l’Olanda, si registrano al momento anche più problemi. In realtà l’Italia, anche grazie all’arte di arrangiarsi e di trovare soluzioni probabilmente è una di quelle Nazioni che, probabilmente ha sofferto di più ma poi ha iniziato a riprendersi. Inoltre mi preme sottolineare una cosa: durante la prima parte della pandemia noi, come azienda, abbiamo scelto, a differenza di altre aziende che hanno scelto di creare una mascherina con il proprio logo, di non seguire questa politica. Non credo sia giusto legare legare il Covid allo sport in nessun modo. Anche come sportivo non lo ritengo un messaggio “bene augurante”. Perciò mi auguro che con i vaccini, peraltro ampiamente promossi tra i nostri dipendenti che intelligentemente hanno deciso di farlo, e nonostante l’ultima variante, tutto vada verso il meglio.

Alessandro Ariu come imprenditore, all’inizio della sua avventura in Borsa. Cosa pensa?

La nostra azienda è cresciuta molto in poco tempo, per di più senza avere alcuna iniezione di capitali esterni. Abbiamo dovuto attingere a risorse bancarie con istituti di credito che hanno sempre deciso di supportarci. Ma logicamente è una scelta che ha un prezzo. Per questo quotare in Borsa la nostra azienda sia un modo per rendere partecipi i nostri investitori di tra la notorietà che nel tempo abbiamo acquistato con i nostri prodotti. Magari riuscendo a far crescere molto di più la nostra azienda. In maniera banale e matematicamente ho deciso che è molto meglio comandare il governo di un’azienda molto grande piuttosto che essere l’unico eletto di una realtà moto più piccola. Siccome il know how e la qualità dei nostri prodotti è la conoscenza che nel tempo i nostri esperti hanno acquisito nel tempo, mi sembra giusto metterla al servizio di altri per farla crescere e arrivare ad un livello più alto.

Alla luce dei recenti fatti di cronaca come vede il rapporto di finanza e sport. La Borsa può essere utile ad una società di calcio?

Sicuramente è utile. Anche per una questione etica perché permette di mettere alla luce del sole quelle che sono le fonti di approvvigionamento delle società sportive. Lo sport ormai è diventato un business molto grande ed è giusto che, al di là delle risorse maggiori che qualcuno potrebbe avere, queste risorse siano realmente conquistate attraverso vie leali e legali. Ci sono, però, altri che pur di perseguire i risultati, preferiscono fare anche qualcosa di non troppo lecito. Per questo motivo è giusto che intervengano delle regole, regole che, tra l’altro, non sono nemmeno di difficile scrittura ma p chiaro che tutto va riformato nella giusta maniera. Dal mio punto di vista, però, vedo che nello sport professionistico, anche ad alti livelli, c’è spesso molta improvvisazione.

Gli e-sport sono una minaccia?

Mi definisco un imprenditore atipico. Nel momento in cui ho deciso di fare impresa per mio conto, è stato anche perché amo dire la verità. O per lo meno ho difficoltà nel non dire quello che penso. Perciò anche a rischio di apparire poco diplomatico credo che gli e-sport sia l’antisport. In qualità di padre preferisco che i ragazzi pratichino veramente attività fisica. L’unico ramo di questa tipologia di sport che apprezzo, sono quelli della realtà virtuale. Questo perché il movimento si fonde con l’analisi delle prestazioni offerte dal computer. Al massimo credo che gli e-sport possano essere un complemento. Il vero sport vuole il movimento.