Non tutti sanno quanto rendono realmente 10.000 euro investiti in BTP da 2 a 10 anni 

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Chi dispone di risparmi da investire ed è alla ricerca di prodotti d’investimento, spesso considera solo il tasso d’interesse attivo. Sicuramente è una cosa importante da fare, ma non è l’unica.

Un gelataio, per esempio, fa i suoi calcoli e scopre che ogni giorno guadagna 100 euro. Questo è il suo guadagno lordo a cui toglierà le spese per ottenere il netto.

Per chi investe, i costi sono almeno tre: l’imposta, l’inflazione e le commissioni. Considerandoli in riferimento ai titoli di Stato, non tutti sanno quanto rendono realmente 10.000 euro investiti in BTP da 2 a 10 anni. Scopriamolo insieme.

Come si calcola il rendimento netto

Per calcolare il rendimento reale su un BTP, al tasso d’interesse dobbiamo togliere l’imposta del 12,50%, l’inflazione e le commissioni.

Ad agosto il carovita è stato pari al 2,1%, un livello che non si vedeva da tempo. Il peso delle commissioni bancarie può variare da un caso a un altro. Per semplicità di calcolo, consideriamole arbitrariamente pari allo 0,05%.

Dunque, un investimento dovrebbe coprire almeno questi costi diretti. Poi andrebbe remunerato anche il rischio a cui si espone un investitore per tutto il tempo in cui si priva dei suoi soldi. Per i titoli di Stato, questo rischio è misurato dallo spread. Ma quest’ultima considerazione la lasciamo stare.

Misuriamo i rendimenti reali su alcuni BTP d 2 a 10 anni

Il BTP con scadenza metà ottobre 2023 (25 mesi di vita residua) oggi offre lo –0,35%, per cui il rendimento reale sarebbe pari al –2,50% da qui a scadenza. Cioè, se da oggi e fino a ottobre 2023 l’inflazione restasse invariata, 10mila euro del signor Rossi investiti sul BTP produrrebbero il 5% di perdita in 2 anni. La performance negativa è influenzata dal peso dell’inflazione (che supponiamo invariata fino a scadenza).

Il risultato finale sarebbe più pesante se il carovita dovesse ancora salire. Nel caso contrario (inflazione in netta discesa), la perdita si ridurrebbe o trasformarsi in guadagno.

Prendiamo adesso il caso del BTP a 5 anni. Il rendimento netto del bond, con scadenza 1° novembre 2026, è pari allo 0,00%. Questo vuol dire che il rendimento reale è pari al –2,15%. Invece, ipotizzando che l’inflazione restasse ferma al 2,1% per i prossimi 5 anni, la perdita reale e totale del capitale sarebbe quasi dell’11%.

Infine prendiamo il caso del decennale. Il suo rendimento è pari allo 0,69%, quindi quello reale oscilla sul –1,46%. In questo caso, la speranza per il risparmiatore è legata al rientro dell’inflazione durante i 10 anni. Solo in questo modo il rendimento reale potrebbe anche diventare positivo.

Non tutti sanno quanto rendono realmente 10.000 euro investiti in BTP da 2 a 10 anni

A questo punto dobbiamo fare tre importanti considerazioni.

Anzitutto va detto che non tutti i momenti storici sono adatti per investire in strumenti a tasso fisso. Al riguardo, abbiamo già visto quali sono i giorni del 2021 in cui converrà acquistare BTP.

In secondo luogo, dobbiamo distinguere il rendimento lordo da quello netto e da quello reale. Sono tre concetti distinti e separati. In genere il risparmiatore considera solo il primo, commettendo un grave errore di valutazione.

Infine dovremmo chiederci: ha senso aprire una gelateria per andare in perdita? La domanda è retorica. Allo stesso modo ci domandiamo: ha senso investire per 2, 5 o 10 anni e ritrovarsi a scadenza il capitale eroso? Oltre a non ricevere nessun premio per l’esserci privati dei nostri risparmi per X anni?

Il ritorno dell’inflazione è oggi una bella grana. Batterla non sarà facile, perché molti strumenti a reddito fisso risultano attualmente inadeguati. Restano valide, allora, le due vecchie, care armi: diversificazione del portafoglio e orizzonti temporali di medio-lungo periodo.

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