Quante persone vedendo un punto nero o un brufolo provano la tentazione irresistibile di spremerlo? Davanti a questa domanda alcuni storceranno il naso per il disgusto, altri invece si riconosceranno magari anche un tantino imbarazzati. Fra questi ultimi poi, c’è di certo chi lo fa solo occasionalmente e chi invece è davvero vittima di un impulso incontrollabile. Ma perché chi schiaccia brufoli e punti neri prova così tanta soddisfazione? È un comportamento che si assume per lo più in risposta a situazioni stressanti o emotivamente provanti. In alcuni casi però può assumere le caratteristiche di una vera e propria condizione clinica. Le parti del corpo più attaccate solitamente sono viso, petto, labbra e inguine, ma anche braccia e gambe non sono infrequenti.
La dermotillomania
È un disagio che può apparire ad ogni età e che interessa circa l’1.4% della popolazione, anche se sembra sia molto più comune nel genere femminile. Chi ne soffre tormenta la propria pelle pizzicandosi, grattandosi o graffiandosi nel disperato tentativo di eliminarne imperfezioni reali o presunte come brufoli, punti neri o crosticine. C’è chi si limita ad usare le unghie e chi si accanisce con pinzette o aghi. Possono arrivare a procurarsi ferite ed escoriazioni per poi essere tormentati da sensi di colpa e vergogna.
Definito anche Disturbo da Escoriazione Compulsiva (DEC), in inglese Skin Picking nel 2013 è stato incluso nel DSM-5 tra i disturbi dello spettro Ossessivo-Compulsivo. Può diventare un problema anche molto invalidante. Infatti nei casi più gravi le persone che ne soffrono possono trascorrere anche molte ore davanti allo specchio ad ispezionarsi e tormentare la pelle. Ne conseguono poi sensi di colpa e vergogna per le ferite che si sono inferti e l’esigenza di nasconderle e camuffarle. Per questo sono poi spesso costretti ad evitare palestre, piscine, spiagge, e tutti i luoghi e le situazioni in cui scoprire la pelle è inevitabile. Nei casi più gravi finiscono per rinunciare ad appuntamenti quotidiani come studio, lavoro e contatti sociali.
Perché chi schiaccia brufoli e punti neri prova così tanta soddisfazione?
Uno studio condotto da Nina Strohminger, ricercatrice dell’università del Michigan, ha indagato questo fenomeno. Ne emerge che emozioni e sensazioni negative sono interessanti, soprattutto quando non ci provocano dolore fisico. Gli individui ne subiscono una fascinazione immediata. Non a caso la dermatologa Sandra Lee è diventata famosa su YouTube per aver postato il video di un piccolo intervento su un enorme punto nero. Un video che ha ottenuto milioni di visualizzazioni e commenti. La Strohminger nel suo libro The Hedonics of Disgust specifica che schiacciare i punti neri e brufoli non ha a che vedere con il masochismo. Rivela piuttosto la voglia di sperimentare.
Dean McKay, professore di psicologia presso la Fordham University di New York, esprime altra opinione in merito. Ritiene infatti che tale pratica susciti un brivido legato ad un rischio inconscio con conseguente sensazione di sollievo e di soddisfazione quando si è raggiunto l’obiettivo.
Una valvola di sfogo
Più in generale la letteratura psicologica converge sull’idea che sia una pratica utilizzata da molti per placare stati emotivi come ansia, rabbia, tensione, solitudine ed è quindi condizionata dall’inconscio. Chiaramente le ragioni sono molto soggettive, ma in generale chi lo fa a sé stesso tenderebbe ad essere una persona introversa che nasconde una certa difficoltà ad accettarsi e accettare i propri sbagli o ad elaborare vissuti traumatici.
Farlo agli altri invece, sarebbe tipico di personalità più estroverse, ma che rivelano così un bisogno di sfogare rabbia e aggressività inespresse. Persone incapaci di cambiare la propria situazione che vivono a livello inconscio sentimenti di impotenza e frustrazione.
Laddove questa mania comporti anche la ricerca ossessiva di peli incarniti, crosticine, pellicine o altre imperfezioni, si potrebbe invece celare una ricerca di perfezione. Si finisce però per innescare un circolo vizioso, poiché più si pizzica la pelle più si fanno danni e meno viene appagato il bisogno.
Qualunque sia la ragione che sottende questi comportamenti, è evidente che vi è una connessione psicologica inconscia. Quindi perché non indagare cosa realmente non riusciamo a “tirar fuori”?
Adesso che abbiamo maggiore consapevolezza potrebbe essere il momento di farsi qualche domanda e iniziare un viaggio alla scoperta di sé.