Dall’odierna nota mensile si rileva, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il crollo del commercio al dettaglio secondo i dati dell’Istat. La sequenza dei numeri allegati ai report e che di giorno in giorno vengono resi noti è ormai intonata al peggio.
O, meglio, per dirla con le stesse parole dell’Istat, “l’impatto del Covid-19 sull’economia italiana è profondo ed esteso”, almeno per quanto è avvenuto fino ad oggi. Perché se è vero che i dati non lasciano spazi a grosse interpretazioni, è anche vero che c’è un raggio di speranza. Speranza legata al fatto che quei dati riguardano il passato (il mese di marzo per l’esattezza, libero da lockdown almeno nei suoi primi giorni) e non attengono al tempo a venire.
I numeri sciorinati dalla nota dell’Istat
L’accennata nota ha calcolato in marzo una contrazione delle vendite al dettaglio del 21,3% in volume e del 20,5% in valore (cioè in termini di spesa). I comparti colpiti sono stati un pò tutti, chi più chi meno. Certamente tra i “comparti meno” c’è quello alimentare, arretrato solo leggermente in volume (–0,4%) ma non in termini di valore. Peggio è andata invece al flusso delle vendite non alimentari, che hanno perso il 36,5% in volume e il 36% in valore; in pratica più di un terzo rispetto al mese di febbraio.
Interpretati su base non mensile (marzo su febbraio) ma tendenziale, i dati sono diversi dai precedenti. Ossia al netto comunque della diminuzione delle vendite registrata, e pari al 19,5% in volume e al 18,4% in valore, qui si evince come le spese alimentari risultino addirittura in crescita. Di poco, ma comunque in salita: +2,1% in volume e +3,5% in valore. Mentre risultano confermati i cali delle vendite non alimentari, che cedono il 36% sia in termini di valore che di volume.
Un 1° trimestre da dimenticare
Poiché marzo chiudeva anche il 1° trimestre 2020, l’Istat ne ha approfittato per fare un saldo “più lungo” (ossia esteso ai primi 90 giorni dell’anno). Questo saldo parla di vendite al dettaglio scese del 5,9% in volume e del 5,8% in valore in rapporto al 4° (ed ultimo) trimestre 2019. A fare peggio il comparto non alimentare, che perde l’11,6% in valore e l’11,5% in volume, mentre gli acquisti di generi alimentari portano a casa un +1,9% in volume e un +2,0% in valore.
La forza del commercio elettronico
Chi in questo scenario grigio, fatto di crollo del commercio al dettaglio secondo i dati dell’Istat, continua ancora a stupire in positivo è l’e-commerce. A cui è indubbio il Covid-19 ha dato una grossa mano. Le forme di distanziamento dapprima imposte dal legislatore e poi ricercate dalla stessa popolazione hanno fatto primeggiare tutte le forme di acquisto e pagamento a distanza. L’e-commerce, secondo i rilievi Istat, ha agevolato le vendite per la grande distribuzione, che salgono in particolare per le attività non specializzate sull’alimentare (+5,2%). Questo, si legge nei dati Istat, è vero soprattutto per i supermercati, che registrano un +14%.