Eventi politici ed economici italiani, dove porteranno? La verità sul Mes

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In questi giorni si vanno accavallando eventi politici ed economici, sui quali pare regnare una certa confusione, in parte dovuta anche alle diverse interpretazioni dei vari soggetti politici.

Quali sono le prospettive del Mes? Potrebbe far cadere il Governo? E la verifica: perché Conte l’ha decisa? La riforma della giustizia e della prescrizione: quale verità?

Come mia abitudine, cercherò di far comprendere come stanno realmente le cose, e quali prospettive si vadano affacciando all’orizzonte del nostro paese.

Mes: quali prospettive?

E’ dagli anni ’80 che la Banca d’Italia non ha più l’obbligo di sottoscrivere i titoli di Stato non acquistati dal mercato.

Questa funzione di prestatore di ultima istanza è stata quindi abbandonata ben prima dell’entrata in vigore dell’euro.

Ovviamente, questo ha anche aperto le porte a crisi finanziarie, nel caso di attacchi speculativi a seguito di mancate sottoscrizioni di titoli.

Immaginiamo che il Mes non sia mai esistito.

Cosa succederebbe se un paese dell’eurozona venisse messo sotto attacco?

A parte il sostegno della BCE, che acquisterebbe titoli già emessi, per sostenerne la quotazione, probabilmente i diversi Governi si metterebbero attorno ad un tavolo per decidere cosa fare.

Il Mes altro non fa che formalizzare questa procedura.

Non si afferma, infatti, che uno Stato non possa accedere al cosiddetto fondo salva Stati, se non ristruttura il proprio debito.

Ma si afferma, nel trattato, che si valutano le condizioni complessive in accordo con quanto peraltro indicato dalla Commissione europea, per valutare se vi sono le condizioni di un intervento.

Che è quello che si farebbe anche nel caso non sussistesse nessun trattato.

Cioè in caso di crisi i soggetti istituzionali, compresa la Commissione europea, si domanderebbero: possiamo dare aiuti? A quali condizioni?

La differenza è quindi che con il trattato si definiscono a priori entità massime degli interventi ed entità delle contribuzioni da parte del Mes, e senza però escludere interventi integrativi.

Poi questo non esclude che in singoli casi si addivenga, di volta in volta, infatti, ad accordi integrativi.

Quindi al momento nulla che possa impattare sul debito pubblico.

Quella famosa ipotesi di ristrutturazione è stata accantonata.

Tutto sta a valutare se valga la pensa tenere in piedi una procedura formale di intervento, con conseguenti obblighi di contribuzione, o se sia preferibile accantonare definitivamente il Mes.

Su questo praticamente si sono distinti anche alcuni parlamentari pentastellati, che forse oggi voteranno contro anche al Senato.

Ma nel caso di una crisi finanziaria, anche non esistesse più il Mes, i governi si incontrerebbero e si domanderebbero: dobbiamo aiutare quel paese e se sì, a quali condizioni?

E’ sufficiente questo per far cadere il Governo?

Non direi, perché sulla risoluzione del parlamento non sussiste un obbligo di dimettersi da parte dell’esecutivo, anche in caso di voto contrario.

Semmai la questione è prettamente politica, perché il movimento cinque stelle vede assottigliarsi i propri consensi, probabilmente a favore anche di un passaggio di parlamentari all’opposizione.

La verifica: perché e con quali prospettive?

Nonostante la situazione in materia di Mes si vada chiarendo, Conte ha voluto comunque una verifica.

Il perché pare abbastanza evidente.

Soprattutto la finanziaria esprime una serie di rinvii, su tutta una pluralità di misure, che ha visto molti distinguo tra i partiti della maggioranza.

Di qui, ad esempio, il rinvio di determinate imposte.

Conte preferisce un momento di chiarezza ma, si sa, i momenti di chiarezza possono anche coincidere con momenti di grave crisi, quando ogni partito fa i conti più con la propria identità, che con le esigenze di compattezza della coalizione.

Ma non sono solo le questioni economiche a tener banco.

Una questione non da poco è l’ipotesi di abolire la prescrizione dopo il primo grado di giudizio.

Eventi politici ed economici: questione prescrizione

La questione, anche tecnicamente, non è di poco conto.

Il nodo della questione si concentra sui tempi processuali.

Su questo tema si potrebbero scrivere interi trattati, ma la verità è una sola.

All’estero non si svolgono processi con particolari formule magiche o con magistrati talmente brillanti, da consentire di ridurre i tempi.

Semplicemente, si svolge un numero di processi molto minore.

Ma tutto parte da un principio fondamentale: l’azione penale non è obbligatoria.

Questo implica che di volta in volta il PM valuti, discrezionalmente, se in base alla gravità del reato ed ai primi elementi raccolti da parte degli investigatori, valga la pena o meno intraprendere l’azione penale.

In Italia, al momento questo non può verificarsi, perché l’obbligatorietà dell’azione penale è un principio costituzionalmente garantito.

Personalmente, non credo che l’attuale guardasigilli, visti gli intenti da cui parte per abrogare la prescrizione, intenda andare nella direzione di abolire l’obbligatorietà dell’azione penale. Riforma che peraltro dovrebbe passare da una riforma della costituzione.

Ne consegue che difficilmente potrà convincere gli alleati di Governo, in particolare il PD, di avere a disposizione elementi certi per garantire una riduzione dei tempi processuali.

Anche solo su questo elemento, si potrebbe arrivare ad una clamorosa (solo in apparenza) rottura, ad esempio con i renziani che già hanno minacciato di votare insieme all’opposizione.

A quel punto Conte non potrebbe che prenderne atto. Non potrebbe sorvolare su una spaccatura così profonda in materia di giustizia.

Fermo restando che comunque la verifica dovrebbe servire anche a definire nodi economici, su cui ancora sussistono molti distinguo.

In definitiva, Conte pare stufo dei distinguo e probabilmente non ha intenzione di continuare così all’infinito.

O ci si mette d’accordo, oppure arriverà il redde rationem.

Del resto, come già anticipato in nostre pregresse analisi, ma personalmente, ritengo sia più probabile la seconda ipotesi.

Attendiamo ulteriori sviluppi su eventi politici ed economici italiani per poi tornare sull’argomento nei prossimi giorni.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT