Come reagiranno le borse alla guerra dei dazi?
C’è chi dice che i mercati stiano ancora sottovalutando la guerra commerciale e i relativi impatti sui mercati.
Come reagiranno le borse alla guerra dei dazi?
Ufficialmente la guerra dei dazi è ancora alla fase delle minacce con Tump che ha avvisato del possibile aumento delle tariffe commerciali su tutta la merce in arrivo da Pechino ma, successivamente, mettendo tutto in stand by. Anche il caso Huawei sembra essere in un limbo con una tregua di 90 giorni. Ma al di là di questo, come reagiranno le borse alla guerra dei dazi? Infatti è stato tutto rimandato e, all’orizzonte, non si intravedono novità di rilievo.
L’unica speranza per evitare la guerra dei dazi
L’unica finestra che potrebbe essere un trampolino di lancio per ritornare al tavolo delle trattative sembra essere il summit G20 di giugno ad Osaka, in Giappone. Fino ad allora ci saranno solo alti e bassi e volatilità imprevedibile. Ma intanto, come detto, da entrambe le parti non sembra ci siano passi per riavvicinarsi, per questo motivo da UBS temono che si arrivi al summit senza nessun accordo e nemmeno una base di partenza.
La view di UBS
La partita, a questo punto, si giocherebbe, secondo le loro previsioni, nei sei mesi successivi e non senza fatica. Ad ogni modo un accordo Usa-Cina farebbe salire Wall Street tra il 3% e il 7% con un rally dell’azionario stimabile tra il 5% e il 10%.
Ma non bisogna nemmeno escludere il peggio: nessuna intesa con un’escalation dei dazi e rottura dei negoziati. Ovviamente la conseguenza più immediata sarebbe il crollo. Non solo della borsa Usa ma anche di quella cinese. Nel primo caso ci si potrebbe aspettare un calo tra il 10 e il 15% mentre su Pechino non è da escludere un -15%.
In attesa del 20 giugno
Difficile che tutto si risolva per il meglio entro il 20 giugno. Ancora troppe le questioni irrisolte, troppo distanti le parti e troppo vicina la data dell’appuntamento. Quindi, paradossalmente, il risultato più vantaggioso per i mercati, cioè quello dell’accordo, è anche lo scenario con l minor percentuale di realizzazione. Infatti mentre un accordo nella seconda metà dell’anno è dato al 50%, la rottura dei colloqui con escalation è al 30%, una soluzione entro il 20 giugno non va oltre il 20% delle probabilità. Ad ogni modo, in questo caso si avrebbe, per UBS un rialzo tra il 5% e il 10% per Wall Street mentre la borsa di Pechino festeggerebbe un aumento tra il 10 e il 15%.