E’ possibile vivere di trading?
La domanda nasce spontanea soprattutto in un momento in cui le certezze di un lavoro vengono meno. Ma ancora di più quando, per chi un lavoro ce l’ha, vengono meno le tutele o, peggio ancora, le prospettive di una pensione. Ecco allora che molti guardano al trading come ad un mezzo, comodo, per arrotondare e, perché no, addirittura vivere.
Facciamo chiarezza sul trading
Prima di tutto è bene ricordare che il trading è una strategia di investimento che prevede una pianificazione, a sua volta frutto di preparazione. Per quanto sia vero che il trading non è una disciplina a vantaggio solo di pochi eletti, è anche vero che per praticarla bisogna avere qualche caratteristica. Anche mentale. Prima di tutto, come detto, serve una preparazione di base. In altre parole: studio.
Dallo studio alla pratica il passo è breve, ma anche chiaro che lo stesso studio porterà a far capire l’importanza dell’uso di piattaforme affidabili e intuitive. Inoltre è bene ricordare che, fondamentalmente, il capitale di partenza per iniziare a vivere di trading, non deve necessariamente essere molto alto. Anzi, per alcune piattaforme ci si può limitare a poche decine di euro.
Vivere di trading: la strategia
In secondo luogo serve un piano d’azione, ovvero capire per cosa ci serve il trading. Chi investe lo fa per delle esigenze specifiche che cambiano da persona a persona. Esigenze differenti portano a differenti tipi di investimento. Chi vuole avere redditi extra sulla pensione cercherà qualcosa che gli assicura entrate potenzialmente prevedibili. Chi vuole speculare agirà diversamente, guardando azioni con forti potenzialità di crescita nel futuro. Uno dei segreti per vivere di trading, inoltre, non è tanto puntare al guadagno a tutti i costi ma cercare di limitare al minimo le possibili perdite. Ma al di là di questo, però, serve qualcosa che è ancora più difficile da ottenere: la conoscenza di se stessi.
Calma e sangue freddo una peculiarità per vivere di trading
La maggior parte degli operatori, infatti, concorda sul lato emotivo del trading come possibile arma a doppio taglio.
Un esempio? Durante il crollo del 2008, quando tutti vendevano qualsiasi cosa in preda al panico, qualcuno approfittò del caos per comprare, a sua volta, azioni con ottimi fondamentali. Il suo nome era Warren Buffett, uno dei più grandi investitori della storia. Sapeva, infatti, che i forti cali in borsa generano panico e spingono molti a vendere anche ciò che non dovrebbe essere venduto. Statisticamente, infatti, l’azionario tende sempre a crescere nel tempo. Non solo, ma con le strategie di stimolo finanziario messe in atto dalle banche centrali, l’equity è entrato in un bull market che è durato oltre 10 anni. In casi come questi, il vero asso nella manica, è il sangue freddo.