La pandemia ha ridotto notevolmente le occasioni di socializzazione degli italiani. Quando ci ritrovavamo al bar per la colazione o l’aperitivo, gli argomenti erano sempre più o meno gli stessi: calcio, lavoro, sport, impegni con la famiglia, ma, quasi sempre tasse. Soprattutto, negli ultimi giorni dell’anno, che arrivano a cascata le tasse nazionali, regionali e comunali. Non scopriamo certo ora che la pressione fiscale italiana è una delle più alte al mondo. Ma, la pandemia ci sta privando anche di uno degli argomenti in assoluto più trattati quando ci troviamo in compagnia: il caro benzina. Come sempre accade nel Bel Paese, chissà perché, al calo del greggio non corrisponde mai il calo al distributore. Il perché lo vediamo con i nostri Esperti in questo viaggio nelle accise tipicamente italiane che fanno dei nostri carburanti i più cari al mondo.
Cos’è l’accisa
Prima di vedere nello specifico quali sono e quante sono le imposte che pendono sui nostri carburanti, ricapitoliamo il concetto di accisa. È una tassa di fabbricazione imposta nel momento in cui acquistiamo i carburanti, ma non solo. Per quanto riguarda L’Italia, i vari Governi hanno inserito le accise per rifondare danni ambientali, limitare le importazioni energetiche, fare cassa per le emergenze dello Stato. Solitamente le accise, che non sono tutte uguali, sono maggiori nei trasporti e inferiori nei beni necessari come il riscaldamento della casa. Ricordiamo anche che le accise sono applicate sugli alcolici, i tabacchi e i fiammiferi.
Iniziò il Regno d’Italia
Cominciamo adesso il viaggio nelle accise tipicamente italiane che fanno dei nostri carburanti i più cari al mondo, non dimenticando che le nostre regioni hanno possibilità di imporre ulteriori tassazioni. La prima accisa della storia italiana è anche la più famosa e la più contestata: quella della guerra di Etiopia. Correvano gli anni del fascismo e per finanziare le guerre coloniali, il Regno d’Italia, nel 1935 impose una tassa a copertura parziale delle spese. Tassa, che ricordiamo, nonostante le polemiche, non esiste più.
Le accise più longeve
Nonostante non ci sia più l’accisa sulla guerra coloniale africana, ogni volta che facciamo benzina, paghiamo comunque:
- la crisi del canale di Suez nel 1956;
- l’alluvione di Firenze del 1966;
- le ricostruzioni post terremoto del Friuli e dell’Irpinia;
- la partecipazione alla missione delle Nazioni Unite in Libano nel 1982 e in Bosnia nel 1995.
Ci fermiamo qui, ma la lista è ancora lunga e consultabile su internet. Rimandiamo all’approfondimento dei possibili rincari dei carburanti nell’articolo di approfondimento.
Approfondimento
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