Come diceva una famosa canzone, l’estate sta finendo.
Ma con la fine dell’estate non termina solo una stagione che, nei limiti del possibile, induce ad una certa spensieratezza. Si aprono anche nuovi scenari, tuttora alquanto incerti. In particolare quelli che devono fare i conti con una pandemia tuttora in atto, e con molte incertezze non solo su eventuali provvedimenti futuri, ma anche sull’attuazione di quelli già presi.
Ci domandiamo, quindi, quanto segue.
Verso nuovi obblighi vaccinali ed estensione del Green Pass?
Ma, prima di affrontare il tema di una eventuale estensione degli obblighi vaccinali, vediamo alcune principali problematiche sulla concreta attuazione del Green Pass.
Di alcune avevamo già trattato in precedenti occasioni, con particolare riferimento alla mancanza di controlli da parte degli esercenti, ma anche in relazione alla reale portata della immunizzazione consentita dai vaccini attualmente disponibili.
Un altro importante problema riguarda però la pratica attuazione del Green Pass nel mondo del lavoro.
Obbligo nelle mense
Si sta molto discutendo, in questi giorni, degli obblighi di Green Pass nelle mense aziendali.
A parte la questione se tali obblighi possano essere imposti autonomamente dal datore di lavoro o per legge, risulta già una evidente applicazione all’insegna della contraddizione in diversi ambiti.
Emblematico in tal senso il caso della Polizia di Stato, ambito nel quale è stata stabilita l’obbligatorietà del Green Pass nelle mense. Ragion per cui alcuni poliziotti hanno dovuto mangiare al di fuori.
Peccato siano gli stessi colleghi di coloro che, invece, alla mensa hanno avuto accesso, e con i quali sono in contatto in un diverso contesto, come gli uffici o in auto.
A cosa serve, quindi, aver realizzato una differenziazione di accesso nelle mense?
Un po’ la stessa questione che si porrebbe a scuola. Ad esempio nel trasporto pubblico locale chi senza Green Pass viene a contatto con coloro che, invece, devono averlo per accedere all’edificio scolastico.
Una scadenza imminente: la scuola
Sempre sul tema “Verso nuovi obblighi vaccinali ed estensione del Green Pass”, proprio la riapertura delle scuole, scadenza che si avvicina sempre più, pone non pochi problemi.
In tal senso, i presidi fanno presente di non avere a disposizione la possibilità di controllare anche solo tutto il personale docente. Personale che, in diversi orari, dovrebbe accedere agli istituti scolastici.
Insomma, come talora capita, si possono elaborare normative ed obblighi di diverso tipo. Ma poi bisogna fare i conti con la possibilità di concreta attuazione pratica dei medesimi, come già successo per la mancanza di controlli negli esercizi pubblici.
Verso nuovi obblighi vaccinali?
Proprio anche a fronte di queste innumerevoli difficoltà applicative in materia di Green Pass, da diverse parti si insiste sull’adozione di un obbligo di vaccinazione generalizzato.
Abbiamo già esaminato anche tale questione, soprattutto dal punto di vista dei profili di incostituzionalità che la problematica potrebbe presentare.
Analizziamo invece di seguito quale declinazione normativa potrebbe assumere un tale obbligo.
In effetti obblighi di vaccinazione esistono già, come sappiamo, ad esempio per il personale sanitario, per quanto riguarda il Covid.
Ed esistono obblighi di diversi vaccini per i bambini e ragazzi entro una certa età, al fine di prevenire alcune patologie.
Potrebbe quindi essere utile considerare la normativa in materia
A tale riguardo, i genitori hanno l’obbligo di presentare certificati di vaccinazione, in quelle regioni in cui le ASL non forniscano i relativi dati alle strutture scolastiche.
Per la scuola materna e gli asili, non è possibile l’accesso ai non vaccinati.
Ma viene sempre irrogata una sanzione pecuniaria al genitore che non ha ottemperato all’obbligo.
Sulla base di questi principi, è probabile che anche una estensione, ad esempio, agli studenti, degli obblighi di vaccinazione anti Covid, o alla popolazione in generale, si adotterebbero analoghi indirizzi normativi.
È ovviamente impensabile che si adotterebbe una vaccinazione a domicilio, come paventato da taluni.
Ma, anche fosse (in stile regime cinese…), ovviamente molti potrebbero non aprire, o essere assenti.
E, del resto, anche l’unico provvedimento sanitario attualmente previsto con possibile ricorso alla coercizione fisica, il TSO, è possibile in relazione al limitato numero di casi, in cui ne viene richiesta l’applicazione.
Immaginiamo cosa succederebbe se dovesse essere attuato un provvedimento di TSO per un numero non limitato ad alcune migliaia di casi, come attualmente, ma anche solo per centinaia di migliaia di soggetti. In base ad alcuni dati recenti, possiamo infatti affermare che quanto meno circa un 3 per cento della popolazione è assolutamente su posizioni no vax. Quindi circa 1.800.000 persone.
Vogliamo anche dimezzare tale dato e, per arrotondamento, parlare di un milione di perone? Francamente un po’ troppe, per pensare ad un TSO analogo a quanto si applicherebbe in ambito psichiatrico.
Economicizzazione di eventuali obblighi e problematiche esentive
Come appunto dimostrato dalla normativa sui vaccini già obbligatori per altre patologie, spesso gli obblighi in ambito sanitario si traducono in una sostanziale economicizzazione degli obblighi.
Il che significa che in caso di inottemperanza, si rischia al massimo una sanzione.
Circostanza che può certo far comodo alle finanze pubbliche, ma che non garantisce, invece, quello che dovrebbe essere un obiettivo di natura prioritariamente sanitaria.
Motivo fondamentale per cui, probabilmente, una estensione generalizzata dell’obbligo vaccinale fallirebbe comunque il suo primario obiettivo.
Per chi già concorde non cambierebbe nulla.
Chi contrario potrebbe agevolmente sottrarsi.
Altro grave problema riguarda le esenzioni
Occorre considerare che anche le attuali normative, per i vaccini sopra ricordati, prevedono casi di esenzione.
Ma deve trattarsi di situazioni dichiarate dal proprio medico, in buona sostanza.
Ad avviso di chi scrive, si tratta di una grave lacuna, o meglio, di una indicazione troppo generica.
Vediamo perché.
Una grave lacuna legislativa in materia di esenzione
I casi di esenzione previsti sono quelli certificati dal proprio medico.
Ma questa indicazione normativa non copre certo tutti i casi che si possono presentare.
E, anche proprio grazie ad una mia personale esperienza, posso testimoniare quanto segue.
Possono capitare casi come il seguente.
Da ragazzi, si viene sottoposti ad un vaccino per l’influenza, a seguito del quale si verificano gravi eventi avversi.
Almeno anni fa, quando al sottoscritto capitò quanto sopra, non erano previste verbalizzazioni di questi casi, soprattutto se il medico aveva somministrato il vaccino a domicilio e non era stato indicato, sia pur in caso di ospedalizzazione, la circostanza dell’intervenuta pregressa vaccinazione, che era comunque facoltativa per la normale influenza.
Quanto meno, pur in presenza di rilevanti indizi di un nesso eziologico tra vaccinazione ed eventi avversi, non era prescritto che nella documentazione di chi presentava una determinata sintomatologia dovesse essere necessariamente indicato un possibile nesso eziologico con pregresse vaccinazioni.
I casi di eventi avversi
Senza peraltro considerare il caso di chi certi eventi avversi li ha vissuti a casa propria, senza alcuna documentazione al riguardo.
Ora, a distanza di anni, quel medico potrebbe anche essere defunto e il vaccinato, al di là delle sue parole, non ha modo di dimostrare l’evento avverso.
Certo, potrebbe dichiararlo, ma il medico curante attuale non ha modo di accertare necessariamente una forma anche solo di particolare sensibilità, se non di vera e propria allergia, in modo certo ed incontrovertibile.
Del resto, non dimentichiamo che lo stesso Ministero, in materia di info sugli obblighi vaccinali per le altre patologie, dichiara espressamente che non sono disponibili test per accertare particolari situazioni di rischio nel singolo caso.
E come potrebbe, quindi, un qualsiasi medico accertare un particolare rischio utilizzando un minimo di parametri basati su certezza scientifica?
Occorrerebbe quindi consentire non solo una esenzione basata su verbali o documenti pubblici, ma anche sull’anamnesi del singolo vaccinando.
Non è infatti un caso che nell’analisi clinica parte essenziale di questa riconduca proprio all’anamnesi del paziente. Intesa come raccolta di dati, ricordi, informazioni, resi dal medesimo paziente, senza la mediazione di documenti medici.
Pertanto, invece di una generica indicazione che riconduca ogni responsabilità di dichiarazione esentiva al proprio medico, occorrerebbe precisare che il medico, nel redigere una tale dichiarazione, si debba avvalere anche di dati meramente anamnestici. Proprio perché non tutte le possibili pregresse reazioni sono contenute in documenti. Né possono far parte dei ricordi del proprio medico di riferimento, che nel frattempo potrebbe anche essere cambiato.
Diversamente, si rischia di rimettere il tutto ad una valutazione discrezionale, basata su insufficienti strumenti prognostici, che non considerano il totale vissuto del singolo soggetto.
O meglio, si rischia di rimettere alla discrezionalità del singolo medico il tenerne o meno conto, nel redigere un certificato.
Conclusioni
A proposito del tema se si vada verso nuovi obblighi vaccinali ed estensione del Green Pass, abbiamo quindi indicato in questo articolo alcune delle principali problematiche che si potrebbero presentare, in caso di adozione di un obbligo di vaccino anti Covid generalizzato, unitamente ad altri temi collegati alla concreta applicazione del Green Pass.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“