La più grande ricapitalizzazione mai realizzata in Italia, si chiude con un grande successo. Adesione del 99,8% all’aumento di capitale di Unicredit . I pochi diritti di opzione non esercitati – equivalenti a una trentina di milioni di euro in nuove azioni – verranno ora offerti in Borsa e andranno esercitati entro il 6 marzo.
Come riportato da ANSA:
“L’aumento ha permesso di fare pulizia nel portafoglio crediti deteriorati, recependo 12,2 miliardi di euro di rettifiche nel quarto trimestre dell’anno e avviando il deconsolidamento di 17,7 miliardi di sofferenze in un veicolo partecipato da Pimco e Fortress. Mustier ha promesso agli investitori 4,7 miliardi di utili al 2019 con un Cet1 – indicatore del livello di capitale di migliore qualità – sopra il 12,5%. E il mercato dimostra di credergli. L’aumento è anche destinato a rivoluzionare la compagine sociale di Unicredit, riducendo ulteriormente il peso delle Fondazioni e rafforzando quello dei grandi fondi d’investimento.
Gli americani di Capital Research (6,7%) e gli arabi di Aabar (5,04%) avrebbero sottoscritto per intero le loro quote, secondo Bloomberg, che da sole valgono ormai quasi tre volte il peso delle Fondazioni, sceso tra il 4,5 e il 5%. Solo Crt e Cariverona, diluitesi entrambe all’1,8%, conservano un minimo di peso ma l’ente veronese ha già detto che intende mantenere il profilo dell’investitore istituzionale senza partecipare alla governance. Il rimescolamento di carte imporrà anche una riflessione sulla rappresentatività dell’attuale Cda, in cui le Fondazioni conservano un peso che non è riflesso dagli assetti di capitale.
A chiedere espressamente nell’assemblea dello scorso 12 gennaio una discontinuità in consiglio era stata ancora una volta Cariverona, che imputa agli attuali consiglieri di aver prima sostenuto che la banca non aveva bisogno di capitale e poi, con l’avvicendamento tra Federico Ghizzoni e Mustier, aver riconosciuto la necessità di una manovra senza eguali nella storia finanziaria italiana.”
Il titolo, nella giornata del 23 febbraio, dopo molto tempo ha sovra-performato l’indice di riferimento con un guadagno oltre l’1%.
Per il breve termine la seduta del 23 Febbraio è stata molto importante. Ha evitato, infatti, che venisse rotto l’ultimo supporto prima del II° obiettivo in area 11.59. In questa opera di contenimento il titolo è stato coadiuvato dal supporto dinamico (linea blu).
I pericoli, però, non sono ancora alle spalle. Solo il recupero del livello spartiacque e di area 13.51 farebbe accantonare lo scenario ribassista.
A questo punto ci chiediamo: è l’ora di puntare sul titolo Unicredit?
Andiamo a confrontare 2 diversi time frame:
Trend annuale
Trend ribassista. Possibili rimbalzi fino all’area 13,19/13,72. Il trend diventa rialzista solo con chiusure daily e poi settimanali superiori ai 14. Long sopra 14. Short sotto 13,19.
Trend mensile
Trend ribassista. Possibili rimbalzi fino all’area 12,46/12,89. Il trend diventa rialzista solo con chiusure daily superiori ai 13,16. Long sopra 13,16. Short sotto 12,41.
Da questi dati si evince che la struttura del titolo è pesantemente ribassista e solo ritorni confermati sopra area 13,51 e poi 14 potrebbero consigliare acquisti di medio termine.
Infatti, finchè il trend annuale e mensile rimarrà ribassista, l’obiettivo di medio termine è la formazione di minimi inferiori a 8,53.