Chi acquista un immobile a scopo di investimento, normalmente intende metterlo a reddito affittandolo. Tra i vari rischi che si corrono quando si concede in locazione un proprio bene c’è la possibilità che l’inquilino non paghi. La normativa consente al proprietario di far valere i propri diritti sia nel recuperare i canoni non versati che liberando l’immobile. Attraverso una sentenza di sfratto, quindi, il tribunale intima al conduttore di lasciare i locali.
Se quest’ultimo non rispettasse l’ordine dei magistrati, potrebbero intervenire le forze dell’ordine e procedere ad un’esecuzione forzata. Il nostro ordinamento tutela però le fasce più deboli della popolazione, in particolare invalidi e minori. Questi ultimi, infatti, non sono responsabili delle eventuali mancanze dei genitori e non possono rimanere privi di un’adeguata sistemazione abitativa. In questo articolo vogliamo approfondire se una famiglia con bambini rischia lo sfratto e quali tutele sono loro riservate.
L’intervento dell’ufficiale giudiziario
A seguito dell’emanazione della sentenza di sfratto, il proprietario deve notificarla all’inquilino inadempiente concedendogli dieci giorni per liberare l’immobile. In caso di mancato rispetto dell’ordine del tribunale interverrà un ufficiale giudiziario che potrà anche coinvolgere la forza pubblica. Se nell’abitazione oggetto di sfratto vivessero dei minori, l’esecuzione forzata potrebbe subire dei ritardi. Infatti, una famiglia con bambini rischia lo sfratto ma le parti devono prioritariamente tutelare i diritti dei minori.
L’ufficiale giudiziario dovrà quindi consultare gli assistenti sociali per trovare un’idonea sistemazione pubblica per i minori. La situazione potrebbe necessitare dell’intervento di un giudice tutelare chiamato ad occuparsi del destino dei bambini coinvolti. Talvolta, data la scarsità di soluzioni disponibili, lo sfratto può bloccarsi anche per periodi di tempo piuttosto lunghi.
Una famiglia con bambini rischia lo sfratto?
L’ufficiale giudiziario può rimandare al tribunale la decisione sullo sfratto e sulla concessione di un’eventuale sanatoria ai sensi della Legge 392/78. In questo modo, la famiglia avrebbe fino a 12 mesi di tempo per saldare quanto dovuto o lasciare l’immobile. Le tempistiche possono diventare davvero lunghe, obbligando quindi il proprietario ad accettare la presenza nel proprio immobile della famiglia inadempiente. In questi casi i servizi sociali potrebbero decidere di impegnarsi a pagare l’affitto per garantire ai minori una vita normale. Allo stesso tempo, il locatore vedrebbe soddisfatte almeno in parte le proprie giuste aspettative economiche.