La rendita vitalizia è la possibilità di coprire un contributo omesso e non versato. È un istituto applicabile solo una volta scattata la prescrizione, ed avviene mediante il pagamento di un onere.
Si tratta, dunque, di una procedura che determina un modo per riscattare la pensione in caso di contributi non versati. Vediamo di capirne di più.
Chi può presentare domanda
Anche il datore di lavoro può presentare la domanda di rendita vitalizia a favore del lavoratore. Egli, in questo modo, avrà modo di sanare ex post la propria inadempienza.
Quando, invece, la domanda di riscatto è presentata dal lavoratore, egli si potrà rivalere, poi, sul datore di lavoro. Questo avverrà attraverso la richiesta di risarcimento dei danni.
Questa facoltà vale generalmente per i lavoratori dipendenti, il cui obbligo di versamento dei contributo è in capo ai datori di lavoro.
Non è, invece, una facoltà esercitabile dai lavoratori autonomi. Essi, infatti, sono direttamente titolari di tale obbligo per i contributi che li riguardano.
Le categorie residuali degli autonomi
Ci sono, tuttavia, categorie residuali di lavoratori autonomi il cui rapporto contributivo dipende dall’operato di altri. Anche in questi casi è possibile l’esercizio della rendita vitalizia.
Le categorie residuali alle quali ci riferiamo sono quelle individuate dalle Circolari INPS n. 31 e n. 32 del 2002, e n. 101 del 2010.
Si tratta di categorie che, in altri termini, non hanno l’obbligo di versamento diretto della contribuzione. In questi casi, la quota è trattenuta e versata dal committente o dall’associante.
I presupposti per richiedere la rendita vitalizia
Consideriamo, adesso, i primi due presupposti che danno possibilità di attivare il riscatto pensionistico in caso di contributi non versati.
Il primo presupposto è proprio l’’inadempimento dell’obbligo assicurativo.
Il secondo è legato all’impossibilità di recupero dell’omessa contribuzione, per prescrizione maturata.
Gli altri presupposti da dimostrare sono l’esistenza, la durata e la continuità del rapporto di lavoro.
I documenti da presentare in caso di contributi non versati
Quali sono i documenti necessari per l’inoltro della domanda? In primis, vanno ricordati i documenti che certificano l’esistenza del rapporto lavorativo, nel periodo di vuoto contributivo.
Al riguardo, un esempio di documenti possibili sono le buste paghe, i libretti di lavoro, i libri matricola e i libri paga.
Va, poi, comprovata anche la durata e la continuità del rapporto di lavoro. Occorrono documenti in copia conforme o debitamente autenticati, come nel primo caso.
Per quest’ambito sono ammesse anche le dichiarazioni testimoniali rilasciate nelle modalità previste dalla legge.
Abbiamo visto, dunque, un modo per riscattare la pensione in caso di contributi non versati. Se, invece, intendete scoprire tutti i vantaggi dell’iscrizione a un fondo pensionistico, vi invitiamo alla lettura del presente articolo.