La pandemia da coronavirus ha avuto origine qualche mese fa in Cina. I suoi cittadini quindi sono stati i primi a “sperimentare” tutte le conseguenze negative del virus, dalla vita sociale a quella economica. La Borsa cinese non è stata da meno. Uno degli indici principali del Paese, il SZSE Component ai primi di febbraio segnava un massimo di 11.870 punti. Poi il 23 marzo ha toccato il fondo di periodo a 9.620 punti, mentre oggi scambia a circa 10.380, in pratica a un +7,9% in 2 settimane . La domanda cruciale degli operatori finanziari e del piccolo risparmiatore è se si tratti o no di un mercato azionario pronto a schizzare presto ai suoi massimi.
I dati macroeconomici
Per capire le possibili evoluzioni del mercato azionario cinese bisogna anzitutto partire dai fondamentali macroeconomici del Paese. La cui economia in queste settimane se la passa tutt’altro che bene. A febbraio le vendite al dettaglio sono crollate del 20,5%, a cascata la produzione industriale ha segnato (su base annua) un –13,5%. Ciò porterà, secondo gli economisti, a un Pil 2020 non più alto del 6%, che per gli standard cinesi è un valore basso. In questo fosco clima, il tasso di disoccupazione è balzato al 6,2%, mentre l’inflazione ha ripreso a salire (circa 5% sempre a febbraio).
I fattori che spingono a un cauto ottimismo
Ora, per poter eventualmente considerare una ripresa della Borsa cinese si ha comunque bisogno di valide argomentazioni che ne suffraghino l’idea. Ovvero, per poterlo considerare un mercato azionario pronto a schizzare presto ai suoi massimi, a quali fattori prestare attenzione? Tra essi citiamo i seguenti:
- sono usciti (almeno per adesso) per primi dalla pandemia. Wuhan da poche ore è tornata una città completamente libera, quindi la ripresa della normalità è più vicina che rispetto a noi.
- Il rapporto deficit/Pil nel 2019 era pari al 55,6. Come a dire che il Governo cinese può permettersi politiche di bilancio ultra-espansive.
- Il tasso di cambio. Nei confronti delle principali valute, infatti, lo yuan è relativamente sottovalutato, sostenendo indirettamente le esportazioni.
Gli strumenti per scommettere nella ripresa della Cina
Come comportarsi? Anzitutto usando tutta la prudenza del mondo: si prova infatti un ritorno alla piena normalità, che avrà bisogno di tempo. Solo i mesi a venire ci diranno se quello cinese è un mercato azionario pronto a schizzare presto ai suoi massimi. Operativamente si potrebbe ad esempio optare per un ETF (pari a non più del 5/6% del capitale) esposto sul Celeste Impero. A fare un nome, il “Lyxor Hwabao WP MSCI China ETF” è quello tra i più economici (costi pari allo 0,35% del capitale) presenti sul mercato. È espresso in euro e consente appunto di esporsi – per via indiretta – al trend del relativo mercato.