Inflazione in aumento. Un aumento previsto e prevedibile che la FED ha subito dichiarato controllabile. Ma nonostante questo i numeri di ieri hanno fatto paura. L’inflazione americana, infatti, ha registrato un aumento pari a un +0,8% da un mese all’altro e a +4,2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Non solo, ma quest’ultimo risultato è andato ben oltre il 3,6% atteso dagli analisti e già di per sé temuto. La notizia ha scombussolato i mercati che di fatto già temevano il dato. Risultato: Tokyo chiude in perdite del 2,5% e l’Italia, intorno alle 12 perde anch’essa il 2%. Senza contare che un poco tutti i listini del Vecchio Continente sono in rosso nello stesso momento. Un forte ribasso alle porte dei mercati o un’occasione di acquisto?
L’incubo è una stretta sui tassi
Il problema a questo punto è capire se la FED è stata (e continua ad essere) troppo ottimista con le sue previsioni. Oppure se gli aumenti dei prezzi al consumo sono destinati ad essere i nuovi protagonisti della finanza e dell’economia? Questo perché nel primo caso le Banche centrali e cioè il vero ago della bilancia, potrebbero permettersi di mantenere le loro politiche extra accomodanti e reggere il sistema finora presente sui mercati.
Diversamente, invece, si verificherebbe l’incubo di ogni investitore. Ovvero un’inevitabile stretta sui tassi come solo qualche giorno fa la stessa Janet Yellen aveva fatto intendere, nemmeno troppo velatamente. Il che porta ad un ulteriore interrogativo: un forte ribasso alle porte dei mercati o un’occasione di acquisto? Guardando ad alcuni elementi come le trimestrali si potrebbe pensare ad un’economia forte, in grado di reggere il cambio di rotta, per quanto graduale, delle Banche centrali. Se non fosse per un forte elemento di disturbo rappresentato da materie prime, non solo alimentari ma anche necessarie all’industria.
Le trimestrali tra USA e UE
Da WisdomTree, ricordano che i guadagni visti negli Stati Uniti superano le aspettative. Si parla di un EPS in aumento del 46% rispetto alle previsioni. In crescita un poco tutti i settori con beni discrezionali e finanziari in testa. Parallelamente non si osservano pressioni sui margini. Stesso discorso per l’Europa dove i risultati attesi sul fronte degli EPS sono tutti in miglioramento.
Qual è il problema? I numeri delle materie prime che vedono alcune voci, come quella del ferro, registrare rialzi a due cifre nell’arco di una sola seduta. Inutile parlare del rame, vera superstar dei settori con stampo ciclico e dei macchinari per la produzione industriale. Per lui si vede un +30% da gennaio. Ma la quota è anche più alta per il granoturco che arriva al 50% da inizio anno. Troppo per alcune industrie che hanno iniziato ad aumentare i prezzi per contenere i costi.