Quella crisi detta dei subprime, di ormai 11 anni fa ed oltre, fu certamente una crisi finanziaria per l’America, l’UE e la maggior parte delle nazioni finanziariamente “evolute”.
Togliendo tramite le virgolette al termine evolute ogni accezione positiva, sia chiaro.
Ebbene lo schieramento di forze e mezzi delle banche centrali per evitare che dopo Lehman Brothers si arrivasse a un default dell’intero sistema finanziario-bancario globale fu massiccia ed ai massimi livelli possibili.
Tassi a zero ovunque nei paesi sviluppati e in forte discesa ovunque per sostenere la ripresa.
Complice la crisi finanziaria poi ovviamente anche il ciclo produttivo ed industriale entrò in una fase di apnea che solo i massicci sostegni monetari hanno contenuto.
Quindi con un unico tipo di politica ovvero quella monetaria espansiva vennero contrastare due tipologie di crisi.
Una innestatasi sull’altra. Almeno così si dice… anche se quella industriale ogni tot anni comunque arriva…
Più o meno come sta capitando in questo 2019 in area UE.
Bata vedere i dati dell’area UE anche di oggi:
Variazioni livello di occupazione (Annuale) | 1,1% | 1,1% | 1,3% | ||||
Variazione livello di occupazione (Trimestrale) | 0,2% | 0,3% | 0,3% | ||||
PIL (Annuale) (2° trim.) | 1,1% | 1,10% | 1,1% | ||||
PIL (Trimestrale) (2° trim.) | 0,2% | 0,20% | 0,2% | ||||
Produzione industriale (Annuale) (Giu) | -2,6% | -1,2% | -0,8% | ||||
Produzione industriale (Mensile) (Giu) | -1,6% | -1,4% | 0,8% |
Per ora ha tenuto il PIL ma i disastrosi dati della produzione industriale a breve non potranno non fare sentire i propri effetti.
Soluzioni pronte per la crisi dell’industria in area UE?
E’ inutile nascondersi dietro un dito, non è ancora recessione perché servono tre trimestri di decrescita per validarla, ma per l’industria europea è crisi nera!
E che ci vuole dirà qualcuno…basterà replicare con successo le soluzioni adottate nel decennio precedente e nelle crisi ancora più remote…
La realtà ci dice che vi sono una serie di condizioni e situazioni completamente diverse che rendono e renderanno il percorso per combattere questa crisi alquanto periglioso.
Condizioni completamente diverse
Potrebbe apparire una variabile indipendente dall’affrontare e risolvere una crisi come quella che si sta profilando in ambito industriale nell’Unione Europea.
In realtà la profonda diversità delle soluzioni adottate illo tempore dalla banche centrali FED e BCE ha nel tempo prodotto un solco profondo tra l’andamento dell’economia USA e quella dell’UE.
Invece, in America, dopo che la FED intervenne più rapidamente e drasticamente per fronteggiare e contenere la crisi finanziaria, si viaggia ritmi record da massimi storici, dinamica tuttora in corso.
In questi anni negli Stati Uniti la ripresa è stata così evidente da consentire alla FED di rialzare i tassi.
La Banca centrale americana ha così potuto riarmarsi dell’arma monetaria, ma probabilmente anche in assoluto, più efficace per contrastare le crisi di qualsiasi genere esse siano.
Tutto al contrario di quanto accaduto nell’Unione dove la timida BCE “veleggia” coi tassi a zero ed è ora costretta a fronteggiare la crisi spuntata proprio nell’area dei tassi, tipicamente appunto quella più efficace.
Con in più la beffa che le proprie manovre monetarie saranno ancora meno apprezzabili a livello globale.
Questo visto che la FED sta, più a livello preventivo che altro a sua volta aprendo i cordoni monetari.
FED in movimento sia tagliando i tassi (cosa come detto preclusa alla BCE) che eventualmente con un nuovo QE.
Un QE rapido ed ampio è la possibile soluzione
Ecco, forse proprio dal QE la BCE potrebbe ricavare quella spinta necessaria per evitare che l’economia dell’UE frani in una vera e propria recessione.
Sì, però stavolta è necessario procedere senza indugi precedendo, meglio se da subito, la FED e mettendo in saccoccia anche l’idea di ricomprare solo titoli di stato dalle banche.
Se si vuole che queste contribuiscano seriamente alla ripresa anche del ciclo industriale è necessario aiutarle a ripulirsi definitivamente dagli asset tossici.
La politica di allargare le maglie dei parametri di controllo non aiuta a un ritorno alla normale operatività.
Semmai più utile sarebbe monitorare che determinati percorsi di tossicità non vengano reiterati con le nuove risorse.