Tutti pazzi per il Barolo low cost

Barolo

Tutti pazzi per il barolo low cost. Il re dei vini piemontesi si vende a 9,90 euro a bottiglia al supermarket. Ma le bottiglie da centinaia di euro non vanno a sconto nelle enoteche. E il prezzo delle etichette da collezione, battute alle esclusive aste internazionali, va solo in su, al rialzo.

Mentre tra i produttori infuriano inspiegabili polemiche, i clienti ringraziano. Ci voleva una pandemia perché quasi tutti potessero permettersi un bicchiere di questo mitico vino. Proprio al supermercato i giovani imparano a conoscere il Barolo. E a capirne la struttura, tant’è che poi acquistano volentieri bottiglie da 13, 4 euro.

Visto il momento favorevole, ecco come avvicinarsi al Barolo. E scegliere bene, conciliando qualità e prezzo con l’aiuto degli Esperti di ProiezionidiBorsa.

Perché è il vino più buono del mondo

I produttori di Barolo sono cinquecento in tutto il Piemonte e operano su 1.800 ettari di vigne. Ogni cantina produce in media due o tre tipi di Barolo.

Questo vino si riconosce anche a occhi bendati per il sapore di legno tostato, per il fondo che sa quasi di vaniglia. Un Barolo è “cru” quando l’uva arriva da una sola vigna. Senza questa denominazione, vuol dire che si ottiene dalla miscela di uve nebbiolo che provengono da più vigneti.

Negli anni Settanta una parte dei vignaioli piemontesi smise di fare il Barolo all’antica, quello che richiedeva 25 anni di invecchiamento nelle enormi botti di rovere. Misero in cantina le “barrique”, botti da 225 litri, da invecchiamento rapido. E importarono, sempre dalla Francia, anche una tecnica di potatura più adatta, per poter produrre più vino e più in fretta. Dopodiché, poterono presentare il “nuovo” Barolo, più moderno, in tutto il mondo.

Sulla storia dei “Barolo Boys” c’è anche un bel documentario da vedere su Netflix. Grazie a questa innovazione il Barolo è diventato, in effetti, famosissimo. Oggi nel territorio dove si producono 14 milioni di bottiglie, con “capitale” la città di Barolo, convivono sia la tecnica tradizionale che quella moderna.

E si è sviluppato un turismo enologico di portata mondiale, che per fortuna sta per ripartire alla grande. Sono tutti pazzi per il Barolo low cost e per quello high cost, senza riserve.

Tutti pazzi per il barolo low cost

Dopo i primi passi negli scaffali delle promozioni, si va subito verso le bottiglie da collezione. Il Barolo è nato nella prima metà dell’Ottocento.

Camillo Benso Conte di Cavour presentò un famoso enologo francese alla Marchesa di Barolo, che decise di lanciare le prime bottiglie. Oggi si produce in undici Comuni delle Langhe, perfetti per un tour domenicale dedicato all’enogastronomia.

I visitatori delle cantine di solito acquistano un Barolo “giovane” con almeno tre anni di invecchiamento. E un Barolo “interessante” con almeno dieci anni di cantina. Gli appassionati che comprano il Barolo 25 anni, invecchiato secondo tradizione, sognano di scovare, nella cantina di qualche parente anziano, le bottiglie “mitiche”. Quelle contrassegnate dalle annate 1947, 1971, 1982, 1990, 1997. E le più recenti 2001 e 2004.

Essendo un vino corposo e importante, va gustato con le carni arrostite o brasate, con la selvaggina. E dopo cena, davanti al focolare, in accompagnamento a formaggi dal sapore deciso, come il Castelmagno e il Bra.