Trend is your friend, ma

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Gian Piero Turletti è Autore degli Ebooks: Magic Box e PLT Edizioni Proiezionidiborsa

Molti traders ed analisti conoscono il famoso detto anglosassone, ma

quali sono le sue effettive implicazioni?

Un trend altro non è se non un movimento di prezzi che vanno da un minimo ad un massimo, o viceversa.

Ne consegue che rispetto a tale concetto si possono distinguere due differenti tipologie di trading, trend following e top/bottom.

La prima indica segnali di inversione dopo che il top o il bottom si è formato, in genere a seguito di rottura di un supporto o di una resistenza, la seconda tenta di cogliere aree di top o di bottom.

Solitamente si afferma che solo la prima seguirebbe il principio, indicato nel titolo, ma è proprio cosi?

Da quando mi occupo di borsa e di mercati, devo dire che spesso mi sono ritrovato a pensare che sono invalsi diversi modi di dire, che spesso altro non sono che luoghi comuni.

Proprio come trend is your friend, o meglio….

Luogo comune è quello che intende considerare il sistema trend following conforme a tale principio.

Ma consideriamo che quando un sistema di questo tipo opera, in realtà altro non fa che tagliare una parte, talora significativa, del trend.

Consideriamo uno dei più classici sistemi di questo tipo, la rottura di supporti o di resistenze dinamiche, definite ad esempio con il metodo dei canali grafici.

Consideriamo un trend rialzista di lungo termine, come quello in corso da anni sui mercati statunitensi.

Dove si collocano i supporti?

Decisamente in basso, rispetto al massimo nel frattempo formatosi.

Già questa considerazione comporta di considerare che, forse, allora un metodo di questo tipo non è poi così conforme al trend, visto che, data la definizione di trend sopra considerata, quando il segnale interviene, il punto di svolta potrebbe essere decisamente alle spalle del massimo da un po’..di tempo e da un po’ di prezzo.

Forse proprio per questo motivo ho pensato che fossero più conformi al detto considerato metodi che cerchino di individuare potenziali punti di svolta.

Qualcuno potrebbe obiettare, dicendo: ma i metodi trend following danno segnali più chiari…

La risposta è semplice: non è detto.

Ed anche a tale riguardo intendo sfatare un’opinione diffusa.

Un segnale, basato su qualsiasi metodo, ha comunque solo e sempre una base statistica, anche perché diversamente non sarebbe un metodo di borsa, ma una sfera di cristallo.

E’ questo l’elemento essenziale di un metodo, la sua efficacia statistica, ed è il motivo per cui si parla di falsi segnali.

Pertanto, tutti i metodi possono sbagliare.

Con quali conseguenze?

Mettiamo a confronto la diversa dinamica di funzionamento di due diverse tipologie di trading system, una basata su segnali di rottura, l’altra basata sull’individuazione di possibili top o bottom.

Ad esempio con la prima interviene un segnale alla rottura di un supporto dinamico, quale inversione da trend rialzista a ribassista.

Ebbene, e se il segnale è falso?

Non resta che riacquistare quando si verifica il segnale contrario.

Sin qui stessa cosa vale per un metodo che cerchi di cogliere aree di inversione.

Ma se il segnale non è falso?

Qui sta la grande differenza tra metodi trend following e di diverso tipo.

Sicuramente, per sua natura, un metodo che si basa su segnali di rottura taglierà necessariamente una parte del trend, proprio perché questa parte serve a dare il segnale di inversione.

Invece un metodo che cerchi di cogliere aree di top o di bottom non avrà questo limite.

Pertanto messe a confronto, le due diverse metodologie consentono di dire che indicazioni errate possono provenire da entrambe, ma quando il segnale è vero, allora tende a realizzare maggiori profitti un metodo basato su ricerca di aree di top e di bottom.

In tale ottica ho elaborato Magic box, che rappresenta entrambe le metodologie, individuando sia potenziali aree di inversione, sia supporti e resistenze particolarmente rilevanti nel segnalare inversioni, nel caso di rottura.

Proprio in considerazione di queste sue caratteristiche, il metodo spesso consente di cogliere quanto meno una parte maggiore di trend, individuando potenziali top o bottom, rispetto alla mera rottura di un supporto o di una resistenza, e spesso in corrispondenza/prossimità di quella che definisco barra target, peraltro già oggetto di un precedente articolo, consente di definire aree di inversione sui massimi e sui minimi.

Questi concetti, applicati al mercato USA, hanno ad esempio consentito di cogliere le inversioni di febbraio 2016, quando ancora molti ritenevano che il trend continuasse al ribasso, e l’area dei massimi del 2015.

Ora, come precisato in altri articoli, sui mercati USA siamo in presenza di barre target, del tutto analogamente a quanto verificatosi in occasioni, come quelle sopra ricordate.

Ma, in ogni caso, essendo individuati gli attuali come livelli di resistenza, un eventuale rottura confermata sarà comunque un segnale significativo, se si verificherà, in piena logica trend following.

Gian Piero Turletti è Autore degli Ebooks: Magic Box PLT Edizioni Proiezionidiborsa