Tra Cina e USA petrolio e carbone hanno ancora un futuro

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La conferenza di Glasgow sul clima è terminata. Per molti l’evento si è concluso con un accordo al ribasso sulle decisioni da mettere in atto per evitare un aumento delle temperature nei prossimi decenni. Ma è anche vero che la stessa conferenza ha suscitato moltissimi interrogativi. Primo fra tutti quello riguardante il destino di petrolio e carbone. Infatti è stata l’India che, con un colpo di coda finale, è riuscita ad ottenere condizioni meno drastiche sul taglio delle emissioni. In particolare di carbone.

Tutto si è giocato nelle ultime ore e sulla dichiarazione finale. Quest’ultima, infatti, a proposito del carbone e della sua gestione negli anni a venire, riportava la dicitura “eliminazione graduale”, poi sostituita, last minute, con una ancora più blanda “riduzione graduale”. Ma a prescindere da questo è indubbio che il cambio di rotta e la transizione energetica, richiederanno comunque tempo.

Anche sulla base di queste considerazioni l’amministratore delegato di BP Bernard Looney ha dichiarato che, per quanto impopolari, petrolio e carbone continueranno ad essere utilizzati per decenni. L’unica strategia possibile, stando alle sue dichiarazioni, sarebbe quella di riuscire a estrarre e lavorarli “nel miglior modo possibile”. Non solo, ma dovrà essere affiancata anche ad un taglio delle agevolazioni per l’uso dei combustibili fossili e ad un graduale aumento del sostegno finanziario per i Paesi più poveri.

Tra Cina e USA petrolio e carbone hanno ancora un futuro

Una conferma delle teorie di Looney, arriva dai dati macro dalla Cina. Il ripristino dell’estrazione mineraria ha permesso a Pechino di registrare una ripresa della propria produzione industriale che ad ottobre è arrivata a +3,5% su base annua. Infatti le riaperture progressive del settore produttivo, riaperture arrivate con la fine della prima emergenza Covid, hanno fatto aumentare la richiesta di gas. A causa, però, della scarsità di materia prima, si è reso necessario ricorrere all’aumento del carbone per riuscire a coprire il fabbisogno energetico.

Ma non sono solo le parole di Looney a far capire agli operatori che tra Cina e USA petrolio e carbone hanno ancora un futuro. Per Claudio Descalzi, ad di Eni, ormai il consumo mondiale di greggio, invece di diminuire, è destinato ad aumentare, arrivando a toccare i 100 milioni di barili al giorno. I possibili timori di mancati investimenti nel settore, ha aggiunto, potrebbero creare una mancanza di materia prima e di qui l’aumento delle quotazioni. In questo caso, ricorda il numero uno di Eni, si potrebbero toccare, anche se per un breve periodo, i 100 dollari al barile. Intanto dagli USA si pensa di mettere in campo le riserve per riuscire a calmierare la corsa dell’oro nero. Attualmente le quotazioni registrano un leggero ribasso. Nonostante ciò, il Brent resta comunque oltre la soglia di 81 dollari al barile mentre il Wti orbita intorno agli 80.