Le banche non godono certo di una buona reputazione tra i risparmiatori. Questi ultimi hanno infatti spesso ragione di lamentare comportamenti scorretti da parte del ceto bancario. Lo Staff di ProiezionidiBorsa informa periodicamente i Lettori in merito ai loro diritti nei confronti degli istituti di credito. Risparmio tradito, tassi usurari e commissioni sproporzionate sono solo alcune delle tematiche che trattiamo su segnalazione dei Lettori. I consumatori hanno diritto al rimborso di quanto indebitamente pagato ma talvolta portare una banca in tribunale può essere controproducente. In questo articolo ti spieghiamo perché non dovresti fare causa alla tua banca ma difenderti in questo modo.
Il problema dell’onere della prova
Tra privati cittadini e colossi bancari c’è una forte asimmetria che dovrebbe scoraggiarci dall’intentare una causa al nostro istituto di credito. Le azioni legali costano tempo e denaro ed avviare un procedimento contro una banca è una lotta impari. Mentre il cittadino dovrà trovare un legale e remunerarlo, la banca userà il proprio ufficio legale. Per loro quindi una causa costituirà un costo praticamente nullo. Inoltre, l’articolo 2697 del codice civile prevede che chi avvia un’azione legale abbia l’onere della prova. In altre parole, dovremo dimostrare attraverso una documentazione completa i nostri diritti e gli eventuali soprusi subiti. Ma come dimostrare chiaramente quanto avvenuto se la documentazione è nelle mani della banca? Il rischio è non poter provare le nostre ragioni e ritrovarci sconfitti alla fine di un lungo e costoso procedimento.
Ti spieghiamo perché non dovresti fare causa alla tua banca ma difenderti in questo modo
Le banche sono consce del proprio vantaggio nei confronti dei consumatori e infatti non temono possibili azioni legali. Quello che le spaventa maggiormente è un possibile danno reputazionale. Ultimamente, infatti, la concorrenza è diventata sempre più agguerrita in ambito finanziario e gli istituti investono grosse cifre in comunicazione. Ingenti investimenti pubblicitari rischiano di essere vanificati da notizie negative sulla stampa, magari diffuse da un singolo risparmiatore deluso. Per questo motivo le banche sono spesso disposte a chiudere stragiudizialmente reclami e proteste della clientela. Le nostre istanze avranno quindi una risposta spesso positiva a patto di non lamentarci pubblicamente dell’operato dell’istituto.
I passi da seguire
In questo articolo ti spieghiamo perché non devi mai fare causa alla tua banca ma difenderti in questo modo. Vediamo, quindi, i passi da seguire per comunicare un problema con un istituto. La prima cosa da fare per lamentare un problema è scrivere un reclamo. Dovremo indirizzare una raccomandata o una PEC all’ufficio reclami della nostra banca spiegando dettagliatamente i motivi del malcontento. L’istituto avrà 30 giorni di tempo per risponderci per iscritto. Se non lo facesse o la risposta fosse insoddisfacente potremo rivolgerci all’Arbitro Bancario Finanziario. Quest’ultimo rappresenta un’ottima possibilità per risolvere in via stragiudiziale e a costi bassissimi le nostre controversie con banche e finanziarie. Inoltre, il consumatore ha facoltà di presentare un esposto alla Banca d’Italia.
L’immagine prima di tutto
Molto probabilmente le banche cercheranno di trovare un accordo amichevole con i clienti. Soprattutto per evitare pubblicità negativa che avrebbe costi e ripercussioni ben più pesanti di una causa legale. Per questo motivo, anziché avventurarci in una possibile odissea in tribunale è consigliabile trovare un accordo con il proprio istituto. I costi saranno molto ridotti e le possibilità di successo più elevate. In particolare, se ci dimostreremo battaglieri e pronti a divulgare il più possibile quanto ci è accaduto.