Il gruppo francese LVMH ha completato l’acquisizione di Tiffany & Co, dopo l’intesa faticosamente raggiunta il 29 ottobre scorso. Quando il prezzo di acquisto dell’azienda USA è stato ribassato a 131, 50 dollari per azione invece di 135, per un valore totale di 15,8 miliardi di dollari.
Ma i vertici della maison americana di gioielleria sono in piena rivoluzione. Ecco cosa sta succedendo, secondo quanto raccolto dagli Esperti di Economia e Mercati di ProiezionidiBorsa.
Vendite alle stelle per Natale
A fine ottobre, non appena comunicato l’accordo, è stata fissata l’assemblea generale degli azionisti, che lo scorso 30 dicembre ha accettato la proposta di acquisto rivisitata.
Nel frattempo, la maison gioielliera americana ha lavorato bene: le vendite di Tiffany nei 320 negozi del gruppo (un anno fa erano 327) sono aumentate del 2% nel periodo delle festività, rispetto allo stesso periodo del 2019.
A trainare la crescita sono stati principalmente il mercato cinese continentale (+50%) ma anche l’e-commerce (+80%). Ma questa eccezionale stagione, guidata dal management uscente, non è bastata per salvare le poltrone ai top. Avevano ragione alcune “cassandre” che avevano preannunciato un terremoto in casa Tiffany con l’arrivo di LVMH .
Terremoto in casa Tiffany con l’arrivo di LVMH
Non appena ratificata l’acquisizione, in casa Tiffany è iniziato subito lo sciame sismico, che ha portato al terremoto societario già nei giorni successivi. I primi a saltare sono stati Reed Krakoff, direttore artistico della maison, e Daniella Vitale, attuale vicepresidente esecutivo nonché chief brand officer di Tiffany.
Ma ha fatto rumore soprattutto il congedo del CEO Alessandro Bogliolo, sostituito con effettività immediata dal 22 gennaio prossimo da Anthony Ledru. L’executive vice president global commercial activities di Louis Vuitton, era già senior vice president Nord America di Tiffany, lavora anche in Cartier e Harry Winston.
Il nuovo team si affida a Alexandre Arnault
Alexandre Arnault, figlio del numero uno, Bernard Arnault, fino ad oggi CEO di Rimowa, è stato nominato vicepresidente esecutivo. Ma non solo: grazie al suo innato senso dello stile si occuperà direttamente dello sviluppo del prodotto e della comunicazione di Tiffany. Michael Burke, chairman e CEO di Louis Vuitton, diventerà invece chairman del board di Tiffany.
Il super diamante per il rilancio
Per il rilancio della storica boutique sulla Fifth Avenue a New York, che si terrà fra un anno con uno speciale “french touch”, sarà esposto anche un incredibile diamante.
Un pezzo da 80 carati, colore D, che sarà montato su una collana di archivio, esposta all’Esposizione Universale nel Queens, nel 1939. La nuova pietra proviene dal Botswana e sarà un simbolo del primo approccio di Tiffany alla tracciabilità dei diamanti.