Tassi di interesse bassi: dove mettere i soldi?

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Tassi di interesse bassi e fermi nel mondo: quali settori dell’ azionario preferire?

I tassi di interesse bassi e fermi di norma favoriscono in generale i mercati azionari nel loro insieme.

I confini settoriali vengono facilmente valicanti da disponibilità liquide ingenti in cerca di remunerazione.

Per questo motivo possiamo dire con certezza che sicuramente i tassi bassi favoriscono, a monte delle scelte settoriali, l’approccio “high dividend”.

Vale a dire che gli operatori sono tendenzialmente orientati alla ricerca di rendimenti attraenti e in manca di bond interessanti le azioni con dividendi importanti salgono nelle percentuali di portafoglio.

A seguire crescono le quotazioni sul mercato dei titoli interessati.

Settore industriale e beni di consumo in pole position

Ovviamente i tassi di interesse fermi e posizionati verso il basso finiscono comunque per fare scattare delle preferenze anche in ambito settoriale.

E’ normale ritenere che siano i settori legati ai consumi di massa quelli più sensibili ad approfittare della situazione.

Quindi i settori industriale e dei beni di consumo vanno a posizionarsi in prima fila.

Seconda fila Tech e grande distribuzione

In seconda fila nella fasi caratterizzate da tassi di interesse fermi e bassi troviamo altri settori legati ai consumi: vale a dire il tecnologico e la grande distribuzione.

Questi settori scivolano in seconda fila perché gli acquisti in questi ambiti sono percentualmente meno soggetti al credito.

Ovvero buona parte dei consumatori paga cash e quindi l’incidenza dei tassi è più ridotta.

Quali settori soffrono i tassi di interesse bassi e fermi?

Ci si può a questo punto interrogare su quali settori soffrono i tassi di interesse bassi e fermi.

La risposta classica è, ovviamente, il bancario ed il finanziario.

Nella realtà queste aperture monetarie nascono proprio dalla volontà delle banche centrali di sostenere il sistema bancario.

Pertanto quello che le banche possono lasciare in termini di margini tra tassi attivi e passivi lo recuperano senz’altro grazie alle disponibilità a tassi di interesse, a zero o poco più, a loro stesse praticati dalla banche centrali.

Settori neutrali: utility e farmaceutico

Vi sono anche settori in grado di ignorare pressoché completamente l’andamento dei tassi di interesse.

Ci riferiamo in particolare alle utility ed al farmaceutico. Classici settori anti-ciclici e difensivi che normalmente arrivano a muoversi temporalmente in coda agli altri.

Inseriamo nelle utility anche le telecomunicazioni, per anni settore apripista dei rialzi di borsa ora ricondotto a un ruolo secondario, direi quasi di routine.

L’immobiliare tra passato e futuro, tra paure e crescita demografica

Abbiamo volutamente lasciato per ultimo il settore immobiliare.

Prima della crisi sub-prime avrebbe potuto guadagnarsi la prima fila nelle fasi a tassi di interesse bassi e fermi.

Dopo lo “scottone” sub-prime gli spread che le banche applicano si sono ampliati e soprattutto si è ridotta drasticamente la percentuale finanziabile che era arrivata a superare ampiamente il 100%.

Tale situazione rende l’immobiliare certamente e fortemente avvantaggiato da tassi di interesse fermi al ribasso ma nel contempo non va dimenticata la lezione.

Per cui l’immobiliare si muoverà a macchia di leopardo privilegiando zone e tipologie che non risultino già sature in termini di offerta.

Anche in relazione a quella crescita demografica locale che spesso è stata totalmente dimenticata nei piani urbanistici.

Anche in borsa dunque i titoli dell’immobiliare potrebbero essere soggetti a variazioni ed andamenti “personalizzati” piuttosto che ai tipici movimenti corali dei settori di borsa.