Quando acquistate qualcosa, siete consapevoli delle tasse che state pagando? Sono sempre chiare le voci che specificano i vari importi? A volte paghiamo tasse di cui non conosciamo neanche l’esistenza. Probabilmente saranno delle “buone tasse”, ma non sarebbe auspicabile che tutti conoscessimo la destinazione dei vari importi? Una delle questioni più dibattute in questi giorni riguarda la cosiddetta tassa sulla “copia privata”. Scommetto che molti di voi si stiano chiedendo da quale angolo spunti fuori questa nuova imposta e la ragione che la giustifica. Ebbene, tentiamo di scoprire quali siano gli importi che versiamo per la “copia privata” e quando questa tassa viene imposta al contribuente. Ci sono molti casi in cui paghiamo tutti la copia privata e non lo sappiamo.
Cos’è la copia privata
Quando si parla di copia privata si fa riferimento ad un compenso che si applica ai supporti di memorizzazione vergini. Per ogni nuovo acquisto di un dispositivo elettronico dotato di memoria, scatta la tassa sulla copia privata. Perché? Se utilizziamo un dispositivo che può effettuare registrazioni, queste ultime possono riguardare brani o video soggetti a copyright. La tassa indicata va a coprire i diritti d’autore legati alla creazione artistica e, in questo modo, ci consente di effettuare delle registrazioni audio, video e di immagini. L’Italia si è adeguata a quanto precisato dall’Unione Europea ed ha previsto un pagamento forfettario per offrire un compenso agli autori attraverso l’imposta. Questo vuol dire che quando acquistiamo un nuovo dispositivo il prezzo finale è, tra i tanti costi, condizionato dalla tassa sul diritto d’autore. Che si tratti di un dispositivo di ultima generazione o no, paghiamo tutti la copia privata e non lo sappiamo. È sufficiente che il dispositivo sia dotato di un sistema di memoria perché scatti la tassa.
Chi è obbligato al pagamento?
Lo Stato impone che a pagare la copia privata siano le fabbriche di produzione o chi importa nel territorio di vendita i dispositivi. L’imposta sulla copia privata si applica a tutti i dispositivi dotati di memoria e sistemi di registrazione. Oggi non si considerano più solo computer, smartphone e registratori. Difatti, anche gli smartwatch entreranno nel novero dei dispositivi di memoria e saranno inclusi nella tassazione. Quando ciascuno di noi paga la copia privata per un dispositivo audio, il 50% spetta agli autori delle opere artistiche, il 25% a chi realizza i prodotti audio, un ulteriore 25% agli artisti interpreti. Per quanto concerne i dispositivi video invece, il 70%, tripartito in parti uguali, spetta ai produttori delle opere, a quelli dei video e agli artisti interpreti. Il restante 30% va agli autori. Si tratta di una tassa dalla quale non possiamo sottrarci. Insomma, paghiamo tutti la copia privata e non lo sappiamo, o meglio, non lo sapevamo!
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