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Le nostre non sono previsioni/proiezioni dettate da idee, o da arcani metafisici, ma da qualcosa di più concreto e tangibile, qualcosa che fa parte della nostra vita, ed influenza il nostro presente e influenzerà sempre il nostro futuro: stiamo parlando della Storia e degli eventi Ciclici. Chi opera da molti anni sa bene che i Mercati hanno un andamento ciclico, cioè sa bene che in certi momenti dell’anno, o in certi anni, o in certe settimane, i Mercati si comportano più o meno sempre alla stessa maniera.
In questi momenti, i nostri modelli statistici e di proiezione tracciano una mappa, ben sapendo che gli obiettivi siano essi di breve, di medio o di lungo termine si raggiungono attraverso un piano di lavoro che include obiettivi intermedi, uno studio approfondito delle strategie migliori per raggiungerli e l’applicazione pratica e concreta di queste strategie fino al raggiungimento degli obiettivi stessi.
Cosa sia un ciclo è noto a tutti noi, la nostra stessa esistenza costituisce un ciclo, le nostre azioni si svolgono secondo una certa ciclicità. La natura ha i suoi cicli, le piante, gli animali nascono, vivono, crescono e muoiono. E gli eventi economici li possiamo considerare dal punto di vista ciclico? Per molti economisti legati alla tradizione classica, non esistono cicli in economia in quanto sarebbe riduttivo e semplicistico ricondurre il succedersi dei fenomeni economici in semplici cicli. In altre parole molti economisti sostengono che il Mercato risulta e risulterà sempre imprevedibile in quanto il suo svolgersi scaturisce da miliardi di variabili, impossibili da tener sotto controllo. Un esempio di questa concezione può essere definito una “random walk, cioè una camminata casuale. Immaginiamo una trottola fatta girare alla velocità della luce: i singoli movimenti sono imprevedibili, ma possiamo aggiungere è pur sempre possibile identificare un andamento ciclico. Come? Se immaginiamo di lanciare la nostra trottola per un milione di volte, sono sicuro che anche il più distratto sarà capace di identificare un andamento “ciclico”. La legge dei grandi numeri, la statistica ci permetterà di individuare una tendenza, quindi un ciclo. Quindi per quale motivo la nostra trottola non può essere il Mercato? Non dimentichiamo che l’economia è una scienza sociale in quanto riguarda gli uomini e abbiamo supposto le nostre azioni cicliche. Siccome sul Mercato ci stanno gli uomini e le azioni sono frutto di decisioni di esseri con un libero arbitrio (ma che si comportano seguendo dei cicli), il risultato di ciò è che la tendenza collettiva determina l’andamento dei prezzi in Borsa. I movimenti del Mercato sembrano quindi essere il frutto di un comportamento collettivo che raccoglie tantissimi giri di trottola”. Sembra assurdo, ma il segreto è capire la tendenza. Ora, a questo punto perchè bisogna parlare di Schumpeter? Questo grande economista e filosofo fu uno dei pochi a sostenere una ciclicità in economia. Nel 1939, Joseph Schumpeter, ipotizzò l’esistenza di tre diversi cicli (Kitchin, Juglar e Kondratieff) costituiti da differenti durate (rispettivamente 3 anni, 9 anni e più di 9 anni). Egli sostenne che un qualsiasi ciclo economico era costituito da (sia di 3‑4 anni che di 9 anni o più) 5 fasi: Ripresa, Espansione iniziale, Piena espansione, Rallentamento economico, Recessione. Peraltro il ciclo di Kondratìeff fu ipotizzato della durata di circa 50 anni ed ogni interruzione causata dall ‘Introduzione di un’innovazione sul mercato in seguito all’attività imprenditoriale.
La forza distruttrice‑creatrice di cui parla Schumpeter, si riferisce proprio alle capacità dei singolo individuo imprenditore. Sul Mercato è bene precisarlo, siamo tutti imprenditori soggetti ad una dura legge: chi non è capace di operare con metodo viene buttato fuori e subisce forti perdite, a loro volta causa di drammi psicologici.
Tomando al discorso dell’innovazione, nel nostro esempio, essere capaci di innovare significa non avere i paraocchi e seguire la massa degli altri investitori, non farsi i “film sull’economia, come dire: non far guardare troppa televisione ad un bambino che i genitori lasciano dalla mattina alla sera padrone del telecomando!!!!
Ogni investimento, lo ripeteremo più volte nel corso della trattazione deve essere motivato perché a rischiare siamo noi, i nostri soldi. NON DIMENTICHIAMOLO.
Keynes in un suo passo affermava che sul Mercato vale la “teoria del grande scemo”. Ossia non è gioco a somma zero, non esiste la parità a fine giomata, ma c’è chi investe e guadagna e chi subisce perdite (lo scemo).
Chi è rimasto “scottato” sui Mercati conosce bene il significato di tale affermazione: e i nostri studi sono nati proprio da esperienze del genere: GRAVI PERDITE .
Il pensiero di Schumpeter ha l’ obiettivo di spiegare l’attività economica dell’imprenditore, o meglio il ciclo di vita di un’impresa e l’importanza della sua capacità di rinnovarsi. Il punto di partenza per comprendere i cicli economici secondo Schumpeter è l’attività di un singolo imprenditore‑innovatore che decide di organizzarsi per dar luogo alla produzione di un determinato bene. Effettua quindi un investimento. Subito dopo l’introduzíone del prodotto sul Mercato, il profitto dell’imprenditore sarà massimo, ma l’ Innovazione, si introduce nel sistema dando luogo ad un processo di distruzione/creazione. Il processo innovativo stesso viene considerato il fattore scatenante della crescita economica e la causa primaria dellInstabilità ciclica dei sistema. La nascita di un nuovo prodotto genera una forte ondata diffusiva (effetto hang‑wagon) in cui molte imprese entrano rapidamente nei nuovi settori in espansione ed è seguita da un periodo di compressione dei profitti. Si giunge a questo punto al momento in cui la merce sarà prodotta ad un costo unitario minimo uguale al prezzo al quale viene venduta. Questo significa che i profitti per il momento scompaiono e lo stimolo all’innovazione si è allo stato attuale, sopito. Tutto ciò porterebbe alla stagnazione e alla depressione se non si desse luogo ad una nuova ondata di innovazione e di investimenti. Per realizzare altre innovazioni, è necessario aspettare che la situazione si stabilizzi, nello stesso modo in cui bisognava aspettare una situazione di equilibrio prima di imbarcarsi nelle innovazioni. In altre parole il rischio imprenditoriale si trova al suo minimo in equilibrio e, aumenta lentamente via via che cresce la fase di prosperità. L’attività imprenditoriale si dovrebbe fermare al punto in cui quel rischio ha raggiunto il suo massimo. La nostra affermazione non è incompatibile quindi con il sopportare il rischio. Esso fa parte della funzione dell’ imprenditore comunque. Tutto il processo richiede del tempo e può subire oscillazioní e arresti, ma è il sottofondo di tutti i movimenti apparentemente imagolari durante i quali le perdite sembrano non finire che dà poi luogo ad una nuova innovazione. Le fasi che abbiamo descritto costituiscono il modello economico dell’imprenditore Schumpertiano, ma ci chiediamo quanto sono lontane dall’investitore che si accinge ad operare sui mercati azionari? Il passo sembra enorme ma in realtà non lo è: lo abbiamo già anticipato. L’assunzione principale dell’economista è la ciclicità dei sistema capitalistico e tale assioma deve valere anche per l’investitore. Le fasi tra un equilibrio e l’altro di cui parla Schumpeter sono delicate e possono portare come detto a grossi costi, quello che invece deve fare l’investitore da questo punto di vista è evitare le fasi che potrebbero comportare delle perdite e muoversi passando da una posizione di equilibrio a un’altra. Saltare tutti i fossi senza ignorare che se per caso cadiamo in una pozzanghera, il danno è limitato. In altre parole le piccole perdite compensate da grandi guadagni, non alterano la nostra capacità di far trading, il contrario è quello che ci dovrebbe preoccupare!!!
Ma quale è la posizione d’equilibrio e come si raggiunge? Il successo sui mercati e il trend o meglio la tendenza devono essere sinonimi. Ci vuole solo un po’ di attenzione per capire che il ciclo economico così come lo conosciamo, non esisterebbe se la vita economica non fosse un processo incessante di cambiamento.
La maggior parte degli studiosì dei cicli economici sono rimasti impressionati dalla logica con cui una situazione cidica produce la successiva. Il primo a riconoscere chiaramente in un sistema economico la recessione come una reazione alla prosperità, fu Juglar. Tutte le teorie concordano sostanzialmente con lo schema dei Juglar secondo cui la prosperità è la causa unica della depressione. Si sostiene che l’origine della prosperità risiede nelle condizioni tipiche dei periodi di depressione, come H denaro facile, la manodopera e le materie prime a buon mercato e la prosperità costituisce l’evoluzione della depressione. E’ interessante a questo punto notare che fin ad adesso non c’è stata mai una “depressione” che abbia portato il sistema al di sotto dei livello normale e quindi la prosperità si spiega senza far ricorso alla depressione. L’esempio più lampante dei nostri giorni è costituito dagli avvenimenti dell’1 1 settembre negli USA e dagli scandali contabili che hanno riguardato molte multinazionali. Lo scossone inflitto al potere politico ed economico statunitense se da un lato ha provocato indubbi effetti sugli equilibri politici ed economici del pianeta inaugurando comunque una fase di depressione e di insicurezza i cui effetti si sconteranno ancora per lungo tempo, anche sui mercati dei titoli, ciò non ha di certo ridotto il livello di benessere generale finora raggiunto dal popolo americano. In altre parole, per fare un esempio, di certo gli americani non si sono ridotti alle attività dei loro antenati che partivano con le carovane e pochi viveri alla ricerca dell’oro e alla conquista dei West!!! Questo vale e varrà annche per gli accadimenti recenti : I Subprime. Ci siamo allontanati dal discorso di Schumpeter, ma la musica non sembra essere cambiata. Gli investitori possono essere considerati la personificazione dell’imprenditore di cui parla il nostro economista. Come spiegheremo meglio in seguito, la ciclicità che affronta l’imprenditore/iínnovatore, è affrontata anche da chi ogni giomo opera sui mercati. L’importante è seguire l’approccio giusto!!!
Gli errori che in proposito si effettuano sono parenti stretti di un altro fenomeno: l’anticipazione. Le semplici aspettative non possono essere usate come variabili di gioco nell’effettuare un investimento o meno, a meno che non si sappia con certezza assoluta quello che accadrà, qualsiasi teoria che si riferisca alle anticipazioni come cause dei movimenti di Mercato, è del tutto priva di valore. Se invece siamo in grado di capire autonomamente come nascono quelle situazioni, nelle quali guadagni inaspettati danno luogo ad ondate di ottimismo, saremo liberi di utilizzare tali informazioni per operare sui mercati. Resta però da capire quanto sia utilizzabile anche per il proprio portafoglio, l’ottimismo e il pessimismo degli uomini d’affari!
Un’esperienza dovrebbe insegnare che l’uomo d’affari medio spera sempre anche contro la speranza. Si spera di vedere la ripresa dietro l’angolo ed ogni volta si è costretti ad una ritirata dalla dura realtà, la quale finché è stato possibile, si è tentato testardamente di ignorare.
La storia della recente depressione( anno 2001/2002 ), si potrebbe descrivere come l’insieme dei tentativi non riusciti, di arrestare la marcia, tentativi intrapresi grazie ad una fiducia condivisa da tutti i profeti che in pochi mesi gli affari avrebbero ripreso ad essere proficui.
Quindi le ondate di ottimismo e di pessimismo non sono la realtà manifesta ma solo ciò che appare a chi formula le proprie idee avendo dei preconcetti.
Quello che si è cercato di comunicare è che non esiste nessun mago della finanza capace di rivelarci al 100% il futuro:le onde cicliche che si è cercato di descrivere non
sono le sole cause di fluttuazioni economiche. Basta pensare alle fluttuazioni stagionali: il ciclo dei raccolto esprime comunque l’esistenza di un ciclo.
Ancora in Borsa il variare di un singolo prezzo costituisce un ciclo, non ci sarà un ciclo perfetto
rappresentato da una sinusoide ma oscillazioni a dente di sega nei movimenti più ampi.
Parlare dei cicli, significa tener presente che l’economia non è un fatto statico, ma dinamico che si sviluppa, cresce, attraversa fasi di difficoltà o vera e propria crisì. Questo percorso, ripetiamo, richiama un po’ la nostra esistenza. Infatti Juglar assimilerà la dinamica dei sistemì economicì a quella dei corpo umano con un approccio fisiologico che lo porterà a dire che i sistemi economici nascono, sì sviluppano, diventano adulti e poi decadono. Così come nella vita dell’uomo, il sistema conoscerà momenti di grande forza e di equilibrio, momenti di debolezza e crisi. Il merito di questo medico fu soprattutto quello di spostare l’attenzione di chi studia l’economia dal momento dei manifestarsi dei male ( recessione) a quello precedente (di espansione) in cui si presume la malattia sia stata contratta.