Molti risparmiatori utilizzano il bonifico come forma di pagamento sicuro e tracciabile affinché il saldo di una rata o di una fattura giunga correttamente al destinatario. Come sappiamo, le operazioni bancarie sono costantemente sotto gli occhi del Fisco in ragione di una costante lotta all’evasione fiscale. Di seguito vediamo quali sono i bonifici più controllati dal Fisco e le regole per difendersi da eventuali sanzionamenti.
Chi è coinvolto nell’emissione di un bonifico
Soldi non dichiarati e bonifici: come il Fisco incastra i contribuenti? Quando parliamo di bonifico facciamo riferimento ad una operazione che consente di trasferire una somma di denaro sul conto corrente di quello che viene definito “beneficiario”. La persona che ordina all’istituto di credito l’emissione del bonifico viene definita “ordinante” ed è colui che autorizza al rilascio di denaro all’indirizzo del beneficiario.
Fatte salve queste premesse, verrebbe da chiedersi come mai il Fisco dovrebbe controllare un’operazione che avviene per mezzo di una banca. Perché parliamo di controlli quando non vi è traffico illecito di contanti attraverso un bonifico? La questione difatti, non riguarda l’operazione in sé che è autorizzata dalla Legge e dagli istituti di credito. La linea di demarcazione tra il consentito e il non consentito, in questi casi, diviene assai sottile. I bonifici più controllati dal Fisco sono quelli non dichiarati di cui si presume un atto di evasione fiscale. Questo è quanto rimarca il decreto-legge n.124/19 che prevede interventi antifrode e antievasione.
Soldi non dichiarati e bonifici: un esempio chiarificatore
Soldi non dichiarati e bonifici: come il Fisco incastra i contribuenti? Quando vengono accreditati dei soldi sul conto corrente di un risparmiatore potrebbero verificarsi dei controlli se sussistono degli elementi. Facciamo un esempio: Mario, durante il suo tempo libero, si dedica a dei lavori di manutenzione degli impianti idraulici presso conoscenti e amici. Dopo aver eseguito la sostituzione di alcune tubature presso i Sig.ri Rossi, questi lo ripagano del suo lavoro effettuando un bonifico presso il suo conto corrente. Il problema, però, è che Mario non svolge regolarmente la libera professione e quindi non ha emesso una fattura o una ricevuta a saldo del suo lavoro. Cosa rischia in questo caso?
La situazione appena descritta apre una finestra di controllo da parte del Fisco su dei redditi di fatto non dichiarati. Che significa? La presenza di redditi non dichiarati sul proprio conto corrente fa scattare la presunzione che si tratti di guadagni in nero. Difatti, nel caso descritto di Mario, si tratta proprio di questo. Dal momento che la presunzione di evasione fiscale scatta immediatamente, al contribuente spetta l’onere di dimostrare la provenienza del denaro sul suo conto. Potrebbe trattarsi di somme esentasse, come nei casi di risarcimento. Oppure, si potrebbe trattare di somme già tassate alla fonte, come nel caso di una vincita al gioco o di una eredità. Tuttavia, se così non dovesse essere, il contribuente si espone ai consueti rischi che corrono i lavoratori in nero.
È sempre bene che i bonifici che si ricevono sul proprio conto corrente siano regolari e che di essi si possa dare giustificazione al Fisco. Prima di prestare lavoro in nero, è preferibile conoscere i rischi a cui ci si espone e quindi preferire la regolarizzazione della propria posizione lavorativa.