Soldi in tasca ai risparmiatori: come investono durante le crisi e come invece dovrebbero fare

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Da più parti nell’ultimo periodo si invitano le banche centrali a mettere i soldi in tasca ai risparmiatori.

L’attuale crisi, oltre che di portata realmente epocale (chi fosse nato ai tempi della Spagnola ovvi avrebbe da 100 a 102, e non potrebbe certo ricordarla), è la prima crisi dovuta ad una vera pandemia di cui qualcuno abbia memoria. L’HIV e l’AIDS, di cui tutti avevamo paura negli anni ‘80, non sono neanche lontanamente paragonabili a questa, sia per gli effetti a livello di morti in così poco tempo, sia per la velocità della diffusione. Ma anche perché allora il mondo iniziava appena a globalizzarsi, Internet non esisteva (non come lo intendiamo oggi, almeno; il web fu creato nel 1989 e diffuso al pubblico nel 1991), e le informazioni non si scambiavano con questa velocità.

E’ anche la prima crisi per cui i governi stiano pensando, di più, stanno attuando, una pratica economica che si chiama “helicopter money”. Come ricorda il sito di Borsa Italiana… “L’Helicopter money è una politica monetaria ipotizzata come estremo tentativo per rilanciare l’economia, e che consiste letteralmente nel “lanciare soldi da un elicottero”. L’espressione “helicopter money” deriva da una provocazione fatta dall’economista Milton Friedman nel 1969 mentre spiegava quali fossero i meccanismi di trasmissione di denaro dallo Stato all’economia reale. Secondo Friedman, se tutte le strategie ortodosse di politica monetaria non avessero funzionato, al peggio si sarebbe potuti ricorrere alla distribuzione di denaro lanciandolo direttamente da un elicottero in modo da aumentare l’inflazione.

In questo caso, il denaro che tutti gli stati le cui banche centrali hanno aperto i cordoni della borsa, ed i cui governi hanno deciso di applicare questo tipo di politica monetaria, non andrà a stimolare l’inflazione (potrebbe anche farlo, ovviamente), ma finirà direttamente nelle tasche dei cittadini. E verrà dato direttamente a loro perché possa essere speso in beni di consumo, e per pagare mutui, rate e bollette. Insomma, per non far fermare un’economia che, con il lockdown di diversi miliardi di persone, ha tirato quasi completamente il freno a mano.

Soldi in tasca ai risparmiatori? Come investono durante le crisi e come invece dovrebbero fare.

Come investe un risparmiatore durante una crisi come questa? Semplicemente, non lo fa. Perché? Perché ha paura, ovvio. La Consob definisce, nella pagina dedicata ai bias (errori) comportamentali questa cosa come avversione alle perdite. “Gli individui sono tipicamente avversi alle perdite, ossia sono molto più sensibili alla possibilità di perdere rispetto alla possibilità di guadagnare un determinato importo. In altre parole, la reazione emotiva alle perdite è sistematicamente più forte della reazione di guadagni di pari importo. Molti individui soffrono, inoltre, della cosiddetta avversione miope alle perdite, che corrisponde all’attitudine a trascurare le prospettive di lungo termine per concentrarsi su quelle di breve periodo, rispetto alle quali può essere dominante la paura di dover subire perdite.

Letto bene? Sì? Ci ritrovate il tipico comportamento di chi vende per la disperazione e compra quando non si dovrebbe, cioè quando tutto va bene e sulle pagine delle riviste vengono pubblicati i record di Borsa? No? Allora rileggete bene.

La miopia dei risparmiatori. Come investono durante le crisi e come invece dovrebbero fare.

In pratica, in un periodo come questo, il risparmiatore, potendolo fare, dovrebbe investire. Perché si investe quando i corsi sono bassi, quando ci sono occasioni di acquisto, quando i prezzi di obbligazioni ed azioni sono stracciati a causa delle vendite indiscriminate. Perché si investe, come diceva il Barone de Rothschild “quando il sangue scorre per le strade, anche se il sangue è il vostro”. Insomma, si deve comprare quando i valori di Borsa sono bassi, per poi rivendere quando sono alti. Invece… non succede. E non succede perché la paura blocca il raziocinio, ed impedisce di vedere al di là del proprio naso. Si tende a risparmiare “…perché verranno tempi bui”, “…perché serve”, e non ad investire “…ma cosa vuoi investire adesso? Ma stai scherzando? E chi ne a voglia, di questi tempi?”

Un errore grossolano, purtroppo, che costa moltissimo ai risparmiatori, ma contro il quale è difficile lottare.