Smart working o shock working?

Dipendenti pubblici e Smart working

In periodo coronavirus molte grandi realtà imprenditoriali hanno messo in atto lo smart working, già’ lungamente conosciuto e rodato da multinazionali e imprese di respiro internazionale.

Le PA con i propri lavoratori, le scuole con gli alunni ed altre piccole imprese, hanno messo a punto un rudimentale strumento di lavoro da casa. Infatti, molti si sono trovati catapultati in realtà alle quali non erano stati educati e per le quali non avevano nessuna pratica ed esperienza. Il lavoro che molti, quindi, si trovano a fare da casa, più che uno smart working è uno shock working.

Cosa significa shock working ?

Esso ha l’effetto di fare andare in affanno chi lo pratica e mandarlo in tilt. Esso, del lavoro elastico ed agile che è alla base dello smart working, ha ben poco, ossia il solo fatto di essere praticato fuori dall’ufficio. A fronte di ciò, però, si tengono riunioni e videoconferenze senza un criterio, senza pianificazione e senza una logica.

In altri termini, si hanno telefonate da parte dei dirigenti in ogni momento, whatsapp a raffica ed un numero di email incontrollate. Insomma, un inferno, che  va interamente riformato. Infatti, il lavoro da casa prevede una pianificazione delle attività per lasciare una certa autonomia al lavoratore di gestire le incombenze affidategli. Entra cioè in ballo con esso il concetto di efficienza e di raggiungimento dei risultati. Certamente, lo schema appena indicato non si attaglia alle scuole, dove invece, le insegnanti dovrebbero essere indotte  alla disciplina delle videolezioni e della gestione della classe via web. Vale, invece, per i dipendenti pubblici e per quelli delle imprese, per così dire, non informatizzate, che stanno subendo lo shock di uno smart working che tutto è tranne che smart.

Come, quindi, continuare l’avventura?

Per fare in modo che il lavoro casalingo si trasformi nell’anglosassone modello di smart working, occorre seguire alcune precauzioni e regole.

Le attività vanno scandite da una pianificazione di base e vanno regolamentate, per stabilire il tenore dei diritti e degli obblighi del prestatore. Il contratto di lavoro, cioè, va adattato alla diversa situazione e alla diversa modalità di prestazione lavorativa.

Vanno, inoltre, impartiti i compiti da svolgere, i risultati da raggiungere e poi contingentate tutte le forme di contatto con il lavoratore. Non si dimentichi, inoltre, che in questo periodo, vigendo l’obbligo di rimanere a casa, uno smart working modello pushing, significa effettivamente una camicia di forza per il lavoratore.