Siamo in un nuovo paradigma? I mercati azionari possono continuare a salire anche se sopravvalutati?

ProiezionidiBorsa

O scendere se sottovalutati?

!!!Acquista in straordinaria offerta gli Ebooks di Gian Piero Turletti!!!

 

Chiarisco subito come stanno le cose.

Non siamo in un nuovo paradigma.

I mercati azionari possono continuare a salire anche se sopravvalutati, o a scendere anche se sottovalutati.

L’analisi fondamentale, ed in particolare la sua componente econometrica, da quando è stata inventata ed applicata all’analisi dei mercati finanziari, si limita a stimare il fair value, o valore di equilibrio, di asset, titoli ed indici, ma non ci dice a che livello di sotto o sopra valutazione interverrà un’inversione del trend in corso.

E’ quindi opportuno usarla in unione all’analisi tecnica, come ulteriore filtro per segnali di inversione di lungo termine.

Quando, ad esempio, avremo un segnale di inversione di un trend rialzista di lungo, il cui massimo, precedente al segnale di inversione (usando un metodo trend following) si sia formato in corrispondenza di un’area di prezzo in sopra valutazione, cioè che quota più del fair value, quel segnale avrà maggior probabilità statistica di essere corretto.

Discorso simmetrico vale per le inversioni al rialzo.

Ci si potrebbe quindi domandare se esistono altri indicatori di analisi fondamentale che, anche a prescindere dal fair value di un indice azionario, possano indicare la strada futura, o quanto meno i rischi e le opportunità di un trend in corso.

La risposta è positiva.

Molti centri di ricerca, pubblica e privata, hanno messo a segno indicatori, tutti più o meno proprietari, per stimare le probabilità di fasi espansive o recessive nell’economia.

Ma uno di quelli che ha dimostrato la maggior correlazione statistica con i mercati azionari era e continua ad essere la curva dei rendimenti.

Quando, ad esempio, sui massimi del 2000 gli indici a stelle e strisce provenivano da un trend rialzista di lungo, la curva dei rendimenti aveva invece inclinazione negativa, una sorta di segnale anticipatore, e sappiamo infatti quel che poi è successo.

Spesso, simmetricamente, durante una fase di mercato ribassista di lungo termine la curva dei rendimenti passa da una inclinazione ribassista, tipica delle fasi recessive, ad una rialzista, anticipando una prossima inversione ed un rialzo di borsa.

Di seguito evidenzio alcuni esempi di come gli indici azionari seguano certe indicazioni.

Quello che segue è il grafico della curva dei rendimenti del Brasile.

Il grafico illustra 3 diverse curve dei rendimenti, relative alla configurazione di un anno fa, di un mese fa, e quella attuale.

Notiamo, quindi, come un anno fa la curva dei rendimenti fosse ancora negativamente inclinata, ma è poi passata ad un’inclinazione positiva.

Ed il Bovespa, principale indice azionario brasiliano, cos’ha fatto?

L’ha seguita, come possiamo notare dal seguente grafico.

 

Anche le dinamiche dei mercati azionari di questi ultimi mesi paiono confermare una stratta correlazione con la curva dei rendimenti.

Poniamo ad esempio a confronto la curva dei rendimenti italiani con quella statunitense.

 

Salta subito all’occhio una netta differenziazione nelle dinamiche delle due curve.

Mentre la curva italiana ha continuato a mantenere un’impostazione rialzista nel tempo (data dallo spread tra la parte a breve e quella relativa alle scadenze a medio/lungo termine), situazione ben diversa ha caratterizzato la curva statunitense

La pendenza si è sempre più appiattita, e se continuasse questo trend, assumerebbe inclinazione negativa.

A dimostrazione di una previsione di ciclo economico in rallentamento (dato appunto dalla diminuzione dello spread tra parte a breve e a medio/lungo).

Ed i mercati cosa hanno fatto?

Mentre un indice come lo S & P 500, largamente rappresentativo della realtà economica statunitense, è arrivato a perdere circa il 12% dal massimo ed ancora non ha recuperato l’intera discesa, continuando ad alternare movimenti rialzisti e ribassisti (appunto riprendendo l’appiattimento della curva dei rendimenti), invece il Ftse Mib italiano, pur avendo conosciuto una discesa, se pur minore, l’ha già quasi totalmente recuperata.

Possiamo ritenere che difficilmente, quindi, in caso di una debacle degli indici USA, gli altri potranno resistere, ma sicuramente la curva dei rendimenti dei rispettivi paesi inciderà non poco sulle relative performances.

Se quindi soprattutto la curva dei rendimenti Usa divenisse negativa, come da proiezioni, interverrebbe un ulteriore segnale di analisi fondamentale da non sottovalutare, per il futuro dei mercati.

Va però  anche ricordato che nel luglio 2007, in fase di massimo di lungo termine, la curva dei rendimenti USA non si era neppure ancora invertita, aveva cioè ancora inclinazione positiva, ma si stava comunque appiattendo, come nella situazione attuale, che non è, quindi, da sottovalutare.

Consigliati per te