Si prospetta un disastro all’orizzonte per le banche: i derivati che hanno strozzato gli enti locali non si potevano fare

banche italiane

Si prospetta un disastro all’orizzonte per le banche: i derivati che hanno strozzato gli enti locali non si potevano fare. Un momento. Di cosa stiamo parlando? La questione è di vecchia data, e ben nota in ambito economico nazionale. Diverse amministrazioni locali italiane, ad ogni livello, hanno acquistato, negli anni passati dei derivati. Perché l’abbiano fatto interessa poco (anche se era solo speculazione, ovviamente), l’importante era che è stato fatto. In alcuni casi aver sottoscritto questi prodotti ha portato a guai notevoli, poiché non si sono rivelati quello che si pensava fossero. O avevano altri scopi rispetto a quelli dichiarati.

Ben noto, poi, era il fatto che, quando si generavano problemi, coloro che avrebbero dovuto risponderne, a livello di enti locali, si scusavano dicendo che non conoscevano gli strumenti che avevano sottoscritto. Insomma, dei grossi ignoranti hanno fatto operazione speculative con degli squali della finanza senza sapere cosa facevano. Bene, adesso è scoppiata la bomba. E potrebbe avere conseguenze catastrofiche per le banche ed i conti correnti degli italiani. Ed enormi benefici per enti locali (e, forse, imprese). Perché? Provate a pensare a quanti soldi le banche non vedranno tornare nelle loro casse dopo la sentenza della Cassazione in materia. Si prospetta quindi un disastro all’orizzonte per le banche: i derivati che hanno strozzato gli enti locali non si potevano fare. Facciamo chiarezza.

Si prospetta un disastro all’orizzonte per le banche: i derivati che hanno strozzato gli enti locali non si potevano fare

Negli ultimi 15 anni, 797 enti locali hanno sottoscritto derivati con banche sia italiane che, soprattutto, estere. Derivati sconosciuti ed incomprensibili ai più. Che hanno sempre generato una cosa. Buchi miliardari nelle casse di Regioni, Province e Comuni. Tra l’altro, molti di questi contratti derivati sono ancora in corso, alcuni addirittura trentennali. Le perdite sono state gigantesche, finora. Sono fuorilegge dal 2014, ma 149 enti locali ne sono ancora coinvolti. La cifra che fanno pagare allo Stato per questo, ad oggi, è mostruosa. Oltre agli interessi sul debito, 250 milioni all’anno solo per i derivati stessi. Che, in realtà, erano scommesse camuffate da assicurazioni. Dove era l’assicurato a fare da assicuratore alla banca che proponeva il prodotto.

Eurostat ha calcolato che, dal 2011 a oggi, Lo Stato italiano abbia pagato 37,5 miliardi di interessi per questa faccenda. Tutto debito pubblico in più, ovviamente. Una cifra pari ad una Finanziaria di grosso spessore. Quanto deve ancora pagare lo Stato per il rimanente? Quasi la stessa cifra, 36 miliardi di puro. Praticamente la cifra del MES che potrebbe aiutare la Nazione a risollevarsi. Ma ecco il colpo di scena, la sentenza che mette la parola fine al tutto. E che, in un colpo solo, consente allo Stato di non pagare più i suoi debiti.

Il colpo di scena della Cassazione

Il 12 maggio La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha fissato dei principi che potrebbero essere disastrosi per le banche. I contratti sottoscritti tra banche ed enti locali, in pratica, non sono validi, per tutta una serie di motivi. La sentenza completa, per chi fosse interessato, si trova qui. A noi interessa la ricaduta per le banche. Che, come detto, potrebbe essere drammatica. Perché la sentenza della Suprema Corte potrebbe andare a influire a cascata anche sui 90.000 derivati venduti alle imprese dalle banche. Ed anche su diversi prodotti venduti ai piccoli risparmiatori. Capite bene che se tutte queste decine di miliardi non dovessero rientrare nelle casse delle banche, i loro bilanci ne avrebbero un colpo durissimo. Che, in molti casi, le riserve a disposizione non potrebbero colmare. I fallimenti, quindi, potrebbero essere all’ordine del giorno. E quando una banca fallisce, i soldi dei correntisti si volatilizzano, purtroppo…